Con le Olimpiadi si fermino le guerre

I Giochi olimpici nacquero in Grecia nel 776 a.C. nella città sacra di Olimpia. Dobbiamo al barone Pierre de Coubertin, la nascita dei Giochi Olimpici moderni. La sua iniziativa fu importante non solo per riaffermare il valore educativo dello sport, ma soprattutto perché attraverso di esso si concretizzavano i concetti di fratellanza, amore tra i giovani e pace tra i popoli. Grazie alla tenacia di De Coubertin nel 1896, ad Atene, si aprirono ufficialmente i primi Giochi Olimpici dell’era moderna e continuano ad essere un evento sportivo quadriennale che prevede la competizione tra i migliori atleti del mondo in quasi tutte le discipline sportive praticate nei cinque continenti abitati.

La tregua olimpica, era vigente in tutta la Grecia per chiunque partecipasse alle grandi feste e ai giochi nazionali; in questo tempo cessavano tutte le inimicizie pubbliche e private, e nessuno poteva essere molestato, specialmente atleti e spettatori che dovessero attraversare territori nemici per recarsi ad Olimpia

Papa Francesco chiede una tregua in occasione dei Giochi Olimpici, “si fermino le guerre”. I Giochi Olimpici di Parigi, riportano alla mente lo spirito che animò l’istituzione delle Olimpiadi originali. Mettere da parte le tensioni di un popolo spesso in guerra e utilizzare la tregua per onorare lo spirito della competizione olimpica. Papa Francesco, ancora una volta, ha invitato a farsi interpreti dell’anima più antica dei Giochi, ricordando che “lo sport ha anche una grande forza sociale, capace di unire pacificamente persone di culture diverse”. Olimpiadi e Paralimpiadi, dunque, siano “segno del mondo inclusivo che vogliamo costruire e che gli atleti, con la loro testimonianza sportiva, siano messaggeri di pace e validi modelli per i giovani”. Il tutto, proprio nel solco “dell’antica tradizione”, la quale prevedeva (e prevede) che “le Olimpiadi siano occasione per stabilire una tregua nelle guerre, dimostrando una sincera volontà di pace”.

Se le Olimpiadi possono essere un momento di pace, altrettanto possono essere un’occasione per ristabilire il dialogo nel quale le differenze culturali possono cementare i rapporti piuttosto che dividerli.

Papa Francesco scrivendo all’arcivescovo di Parigi Ulrich in occasione dei Giochi olimpici, che si sono aperti il 26 luglio, annota:<<Mi rallegro con voi per lo svolgimento di questa prestigiosa competizione sportiva di portata internazionale. Lo sport è un linguaggio universale che trascende le frontiere, le lingue, le razze, le nazionalità e le religioni; ha la capacità di unire le persone, favorire il dialogo e l’accoglienza reciproca; stimola il superamento di sé, forma allo spirito di sacrificio, favorisce la lealtà nelle relazioni interpersonali; invita a riconoscere i propri limiti e il valore degli altri. I Giochi olimpici, se rimangono veramente dei “giochi”, possono dunque essere un luogo eccezionale di incontro tra i popoli, anche i più ostili. I cinque anelli intrecciati rappresentano questo spirito di fraternità che deve caratterizzare l’evento olimpico e la competizione sportiva in generale.

Desidero dunque che le Olimpiadi di Parigi siano per tutti coloro che verranno da ogni parte del mondo un’occasione imperdibile per scoprirsi e apprezzarsi, per abbattere i pregiudizi, per far nascere la stima dove ci sono disprezzo e diffidenza, e l’amicizia dove c’è odio. I Giochi olimpici sono, per natura, portatori di pace e non di guerra.

È in questo spirito che l’Antichità aveva, con saggezza, instaurato una tregua durante i Giochi e che l’epoca moderna tenta regolarmente di riprendere questa felice tradizione. In questo periodo travagliato, in cui la pace mondiale è gravemente minacciata, desidero ardentemente che ciascuno si impegni a rispettare questa tregua nella speranza di una risoluzione dei conflitti e del ritorno alla concordia>>.

+Angelo, arcivescovo