Veglia con i poveri per le vie di Ancona

In occasione della Giornata Mondiale dei Poveri, mercoledì 13 novembre la Caritas diocesana ha organizzato una veglia per le vie di Ancona. Un’occasione per innalzare la preghiera dei poveri fino a Dio e per riflettere sulla nostra chiamata ad essere solidali e vicini a chi è più fragile. “La preghiera del povero sale fino a Dio” (Sir 21,5) è infatti il tema dell’ottava giornata mondiale dei poveri che ricorrerà il 17 novembre e durante la veglia sono state ascoltate alcune testimonianze di solidarietà e speranza del nostro territorio. Sacerdoti, persone consacrate, laici e laiche che si mettono a disposizione per ascoltare e sostenere i più poveri e, con la loro testimonianza, danno voce alla risposta di Dio alla preghiera di quanti si rivolgono a Lui.

Riflettendo sul messaggio di Papa Francesco che considera questa Giornata come «un’opportunità pastorale da non sottovalutare, perché provoca ogni credente ad ascoltare la preghiera dei poveri, prendendo coscienza della loro presenza e necessità», la comunità diocesana ha partecipato alla veglia fermandosi nei luoghi che solitamente frequentano i poveri: il Centro Caritas di via Podesti, la Mensa di Padre Guido, via XXIX Settembre, il quartiere degli Archi.

La prima testimonianza è stata quella di Angelica, giovane medico che presta servizio nell’ambulatorio diocesano della Caritas. Ogni giovedì, insieme ad altri medici, visita e cura i poveri che ne hanno bisogno e che frequentano la mensa della Caritas, vicino alla stazione di Ancona. «Tanti poveri non si rivolgono al medico, anche se ne hanno bisogno – ha spiegato – e così abbiamo pensato di essere presenti nella mensa, un luogo che loro quotidianamente frequentano. È una bella esperienza perché nel malato vediamo Dio. Davanti al povero ci sentiamo alla presenza del Signore». Filippo, originario di Napoli, ha invece raccontato la sua storia. Cresciuto in un quartiere con realtà criminali e uscito da poco dal carcere, ha deciso di lasciare Napoli e ha raggiunto Ancona. Qui ha conosciuto la mensa di Padre Guido, che ogni giorno prepara a pranzo pasti da asporto. «Inizialmente prendevo solo il pasto – ha raccontato – ma poi ho deciso di rendermi disponibile e da qualche mese aiuto suor Pia e suor Settimia. Prima ero ricco fuori, ma povero dentro, oggi mi sento ricco dentro perché mi rendo utile e aiuto i miei simili, i poveri. Sto imparando la pazienza e l’umiltà e la mia famiglia oggi è la mensa di Padre Guido».

Il percorso è poi continuato in via XXIX Settembre, vicino alla stazione marittima, frequentata dai senzatetto. Qui Samir, volontario del Servizio di strada di Ancona, ha raccontato che «portiamo cibo, vestiario, bevande e medicine ai poveri, ma soprattutto cerchiamo di parlare con loro, di conoscerli e aiutarli a uscire dal mondo della strada». Anche l’Unità di Strada RiBò di Falconara aiuta i senzatetto donando loro coperte, cibo e abbigliamento. Chiara, una volontaria, ha spiegato che «il nostro obiettivo non è dare cose materiali, ma riuscire ad entrare in relazione con i poveri, aiutarli a recuperare la loro dignità e ad accedere ai servizi».

La veglia si è poi conclusa nella parrocchia del Ss. Crocifisso, nel quartiere degli Archi. Qui il parroco don Davide Duca ha raccontato di aver ospitato per due anni un ragazzo del Gambia: «Tutto è iniziato dall’incontro di Federica, la farmacista del quartiere che solitamente ascolta ed entra in relazione con chi abita in questa zona popolare della città, con Sam, un ragazzo di 24 anni del Gambia. Lei me lo ha fatto conoscere e lui, in attesa dei documenti, mi ha chiesto ospitalità. È stato bello quando ci siamo sintonizzati sulla preghiera. Lui musulmano, io cristiano, ci ricordavamo a vicenda di svegliarci alle 6 per la preghiera. Lui ha trovato tanta serenità nella preghiera e poi con l’aiuto della Caritas è riuscito a trovare una sistemazione».

Al termine della veglia, Mons. Angelo Spina ha ringraziato tutti coloro che si prendono cura dei poveri e ha sottolineato che la preghiera deve diventare azione: «La preghiera trova nella carità che si fa incontro e vicinanza la verifica della propria autenticità. Se la preghiera non si traduce in agire concreto è vana, infatti “la fede senza le opere è morta” (Gc 2,26). Tuttavia la carità senza preghiera rischia di diventare filantropia che presto si esaurisce. Senza la preghiera quotidiana vissuta con fedeltà, il nostro fare si svuota, perde l’anima profonda, si riduce a un semplice attivismo. Dobbiamo evitare questa tentazione ed essere sempre vigili con la forza e la perseveranza che proviene dallo Spirito Santo che è datore di vita. Gesù si è fatto povero e ha dato tutto se stesso sulla croce per amore. La vera ricchezza è Dio e noi siamo chiamati ad amare come Lui ci ha amato».

Fotogallery