Mi fermo spesso e con stupore davanti al dipinto Adorazione dei Magi (olio su tela), attribuito a Carlo Maratti, nato a Camerano nel 1624, conservato ad Ancona nell’Episcopio. È una scena sublime, come la descriveva già Luigi Serra nell’Inventario degli oggetti d’arte d’Italia nel 1936: «Dalla soglia della capanna – misto di architettura rustica e classica – s’avanzano la Vergine col Bambino in braccio e San Giuseppe. Porgono l’omaggio dei doni i Re Magi, due curvi in ginocchio, l’altro ritto nell’ombra in atto di tener sollevato il vaso dell’incenso fumante. Sul fondo di architettura e di cielo, armigeri e pastori». Vorrei partire da questo dipinto per una riflessione sul Natale 2024, che richiama il racconto dell’evangelista Matteo:
«Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”…Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese» (Mt 2,1-11).
Chi sono i Magi? Sono persone esperte d’astronomia che scrutano i cieli, sono sapienti, portano dentro il grande desiderio di conoscere. Lasciano la loro terra e si in cammino guidati da una “stella”, guardano il cielo, guardano avanti, guardano al futuro, non restano chiusi nei loro recinti.
Il cammino dei Magi, insieme alla stella sono per noi un invito a non restare fermi e chiusi, soprattutto in questo tempo così buio e pesante, in questo mondo difficile e terribilmente sofferente, che incute paura e sembra cancellare il futuro, basta pensare ai cambiamenti climatici; il clima lo abbiamo talmente stravolto da non capirci più nulla. Siamo di fronte ad ingiustizie insopportabili, ad iniziare dalla guerra. Non possiamo accettare che sia la logica del più forte o del più furbo a prevalere. E dobbiamo domandarci sempre che cosa possiamo fare di più per la pace. La guerra, i cambiamenti degli scenari politici, le forze occulte e i poteri di interessi economici enormi, compreso quello legato alle armi, stanno rimescolando, in maniera non facilmente prevedibile, gli assetti del mondo, tanto che si ha la sensazione di essere una barca sbattuta dai venti in un mare in tempesta.
Si respira un clima conflittuale e violento: la spietata avanzata del numero dei femminicidi, la crescita della violenza tra i giovani, l’inasprirsi del linguaggio sempre più segnato dall’odio, i casi di antisemitismo, che non possiamo tollerare, sono come semi che da sempre il male getta nei cuori e nelle relazioni delle persone e contaminano i cuori e i linguaggi. Chi può dare speranza in un tempo così difficile e complesso?
È questo il tempo di metterci in cammino verso Betlemme, come fecero i Magi. Il Natale è il tempo per ricominciare, per ritrovare speranza nella nostra vita. È un Natale speciale quello di quest’anno, è all’inizio dell’Anno Giubilare. Un anno di grande gioia, perché sperimentiamo che siamo amati da Dio sempre, immensamente. Lui si è fatto uomo, è nato per noi, è l’Emmanuele, il Dio con noi per donarci pace e salvezza. É questo il tempo di camminare insieme verso il punto di luce indicato dalla stella, che i Magi seguono lungo il loro cammino.
Nella Bolla di indizione del Giubileo 2025, Spes non confundit, (la speranza non delude), Papa Francesco ha scritto: «Appare chiaro come la vita cristiana sia un cammino, che ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravvedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù… Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita» (SNC, 5). L’uomo è un “pellegrino itinerante”, è un viandante assetato di nuovi orizzonti, affamato di pace e di giustizia, cercatore di verità, desideroso di amore, aperto all’Assoluto e all’Infinito. Ogni singolo uomo è aperto e in cammino non soltanto verso l’Altro per eccellenza che è Dio, ma anche verso tutti gli altri e trova riposo solo quando, pur senza annullare se stesso, diventa “uno per tutti e con tutti”. Il cammino insieme germoglia dall’amore, dalla disponibilità a vivere la vita come dono per gli altri, ad uscire dall’io per donarsi con Dio agli altri.
I Magi ci insegnano che bisogna alzare lo sguardo verso il cielo. Loro non si accontentano di ciò che sono e di ciò che hanno, non vivono la vita con lo sguardo rivolto verso il basso, non restano prigionieri delle cose di ogni giorno, non chiudono tutta l’esperienza della loro vita in ciò che possono vedere e toccare. Essi hanno lo sguardo rivolto verso il cielo, guardano in alto, cercano qualcosa che va oltre sé stessi, si lasciano scomodare dalla luce della stella. Essi ci insegnano che non possiamo sistemare sempre la vita dentro ai nostri schemi; che non possiamo preferire la comodità al rischio del cammino; che non possiamo sempre controllare tutto e pensare di sapere già tutto invece che metterci umilmente alla ricerca della verità; che non possiamo incasellare la realtà, gli altri e perfino noi stessi nelle etichette che abbiamo costruito o nei pregiudizi che la stessa società spesso produce.
I Magi ci insegnano questo: se pensiamo che la vita sia “tutta qui” e non ci sia un oltre, allora essa si spegne, ci sfugge di mano, ci muore in braccio. Diventa immobile, un corpo senza vita, un quadro fissato per sempre sulla stessa parete. I Magi riconoscono Dio nel Bambino che è nato. La meta ultima del viaggio è la Luce vera che illumina il mondo, di cui la stella nel cielo era stata un segno. Essi ci insegnano che non dobbiamo fermarci alla luce della stella, perché essa indica sempre qualcos’altro. Che la nostra domanda di senso e di felicità, cioè, non può essere appagata solo da ciò che conquistiamo, da quello che sembra soddisfarci sul momento, dalle cose che costruiamo o riusciamo a possedere.
Queste conquiste “di mezzo” e queste gioie passeggere sono soltanto l’immagine della gioia vera: sentire che siamo amati e sorretti da un amore che ci accompagna e ci preserverà anche nel tragico naufragio della morte. È Dio il compimento della felicità: in Lui trova compimento la nostra attesa, la nostra speranza ultima, tutto ciò che stiamo cercando e per cui siamo inquieti. Solo incontrando Lui la nostra vita cambia, vince la notte, si apre alla gioia.
Uomini in attesa, cercatori di infinito, scrutatori del cielo, i Magi ci invitano al viaggio. Impariamo da loro a metterci in cammino. Non smettiamo di cercare la verità profonda delle cose, il senso di ciò che viviamo, il volto vero delle persone che ci passano accanto, il bene possibile da compiere, l’amore che possiamo offrire e con cui possiamo guarire le ferite del mondo. Cercando, ci accorgeremo che in ogni domanda della nostra vita, in realtà ci siamo messi alla ricerca di Dio. E, con immenso stupore, scopriremo che Dio, come una stella luminosa, si è già messo sulle nostre tracce e ci è già venuto incontro come Colui che vuole rischiarare le notti della nostra vita. I Magi offrono i loro doni: oro, incenso e mirra, adorano il Bambino Gesù, avendo capito che Lui è l’unica ricchezza che mai tramonta, che salva e dona pace.
Il 6 gennaio 2024 Papa Francesco ci ha ricordato: “I Magi rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio. Davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità”. E noi, pellegrini di speranza e di pace, come i Magi ci troviamo di fronte a Colui che dà tanta gioia da non riuscire più ad esprimerla con le parole ma solamente con il silenzio adorante.
Buon Natale di speranza e di pace a tutti. Auguri!
+ Angelo Arcivescovo