Centinaia di persone hanno partecipato oggi pomeriggio nella Cattedrale di San Ciriaco alla Celebrazione giubilare diocesana, che ha ufficialmente aperto l’Anno giubilare anche nella nostra diocesi. Dopo l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro il 24 dicembre, Papa Francesco ha infatti invitato le chiese diocesane di tutto il mondo a iniziare l’Anno giubilare domenica 29 dicembre, con la celebrazione della Santa Messa. Alle ore 16 è quindi iniziata la celebrazione, presieduta da Mons. Angelo Spina, sulla scalinata della Cattedrale. I fedeli e i sacerdoti concelebranti hanno ascoltato la lettura del Vangelo e alcuni passi della Bolla di indizione del Giubileo. L’Arcivescovo è poi entrato in Cattedrale, passando per la porta principale, e arrivati sull’altare c’è stata la memoria del battesimo davanti al Battistero, con la benedizione e l’aspersione dell’acqua benedetta. È poi iniziata la Santa Messa, animata dal coro diocesano.
L’omelia di Mons. Angelo Spina
Cari fratelli e sorelle,
il Giubileo si apre perché a tutti sia donata la speranza, la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono. Dio che è ricco di misericordia apre a noi la porta del Suo cuore perché ognuno possa sperimentare il suo amore infinito. Il volto del Padre, che il Signore Gesù ci ha rivelato, è quello di un Padre misericordioso, che sempre ha pazienza con ciascuno di noi. Sempre ha pazienza, pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito, perché grande è la misericordia del Signore, come ci ricorda il Salmo 136.
Al centro del Vangelo di questa domenica dopo Natale c’è la famiglia di Nazaret: Maria che ha dato alla luce Gesù, il Figlio di Dio, Giuseppe che accoglie quel bambino. E noi, come Maria, con stupore lo contempliamo nel presepe. Qualche giorno fa Papa Francesco ci ha ricordato: «Questa è la nostra speranza. Dio è l’Emmanuele, è Dio-con-noi. L’infinitamente grande si è fatto piccolo; la luce divina è brillata fra le tenebre del mondo; la gloria del cielo si è affacciata sulla terra. E come? Nella piccolezza di un Bambino. E se Dio viene, anche quando il nostro cuore somiglia a una povera mangiatoia, allora possiamo dire: la speranza non è morta, la speranza è viva, e avvolge la nostra vita per sempre!». (Papa Francesco, apertura della porta santa, 24 dicembre 2024)
Per noi si apre la “porta santa” del cuore di Dio. Gesù, Dio-con-noi, è nato per te, per me, per noi, per ogni uomo e ogni donna. E con Lui fiorisce la gioia, con Lui la vita cambia, con Lui la speranza non delude. La speranza nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce: «Se infatti, quand’eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita» (Rm 5,10). È davanti a noi un Anno di grazia, un cammino di rinnovamento profondo. La Chiesa stessa in tutte le sue membra attraverso la via sinodale si lascia guidare dallo Spirito nel cammino della speranza cristiana, per essere sempre più la sposa bella che accoglie Gesù suo sposo e lo indica a tutti come la vera e unica Speranza del mondo.
«È la misericordia che salva il mondo», ci aveva detto Papa Francesco al suo primo Angelus il 17 marzo 2013. È unicamente la misericordia, questa dolcissima verità evangelica, che può cambiare e migliorare i rapporti umani nella società. La misericordia di Dio nasce dal suo Cuore infinitamente grande che incontra la nostra miseria. La misericordia è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati sempre, nel limite del nostro peccato. Il Giubileo allora con i suoi segni: il pellegrinaggio, il passaggio della porta santa, la confessione, la comunione, la recita del credo, la preghiera per il Papa e le opere di carità, ci permette di ottenere l’indulgenza.
Nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, che vengono rimessi, davvero cancellati; eppure l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri, rimane. La misericordia di Dio però è più forte di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Chiesa raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato. Il peccato è come un chiodo che si conficca nel nostro cuore. Il sacramento della Confessione toglie il chiodo mentre l’indulgenza chiude il foro. Siamo tutti pellegrini e mendicanti di speranza. Oltre ad attingere la speranza nella grazia di Dio, siamo chiamati a riscoprirla anche nei segni dei tempi che il Signore ci offre. La speranza non può rimanere una parola vuota, ma ha bisogno di essere incarnata in segni visibili. È partendo da queste parole che è nato un sogno, condiviso da tanti, di dare vita a un luogo che per i giovani della nostra Arcidiocesi sia “casa”.
Proprio per andare incontro ai giovani, il Consiglio presbiterale, il Clero, il Consiglio Pastorale diocesano hanno pensato di mettere mano ad una struttura che è in via Astagno, 72-74 ad Ancona, gestita dalla Arcidiocesi. L’edificio ha bisogno di tanti lavori per poter venire utilizzato. Verrà chiamato “Casa Nazaret”, Centro di pastorale giovanile e vocazionale: luogo di incontro dei giovani per favorire la loro crescita umana e spirituale, per il discernimento vocazionale, per la formazione permanente, per l’accompagnamento nel cammino della vita. Altro segno del Giubileo 2025 è quello di creare un fondo di solidarietà per aiutare le parrocchie che sono in difficoltà a causa di calamità naturali che hanno danneggiato le strutture.
Cari fratelli e sorelle, in questo anno giubilare oltre a celebrare il sacramento della Penitenza e dell’ Eucaristia, ritorniamo alla Sacra Scrittura e sentiamo rivolte a noi queste parole: “Noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. In essa infatti abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita essa entra fino al di là del velo del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi” (Eb 6,18-20). È un invito forte a non perdere mai la speranza che ci è stata donata, a tenerla stretta trovando rifugio in Dio.
L’immagine dell’àncora è suggestiva per comprendere la stabilità e la sicurezza che, in mezzo alle acque agitate della vita, possediamo se ci affidiamo al Signore Gesù. Le tempeste non potranno mai avere la meglio, perché siamo ancorati alla speranza della grazia, capace di farci vivere in Cristo superando il peccato, la paura e la morte. Questa speranza, ben più grande delle soddisfazioni di ogni giorno e dei miglioramenti delle condizioni di vita, ci trasporta al di là delle prove e ci esorta a camminare senza perdere di vista la grandezza della meta alla quale siamo chiamati, il Cielo» (SNC, 25). Cari fratelli e sorelle, come pellegrini di speranza, in questo Giubileo invochiamo la Vergine Maria, “Madre della speranza”, perché accompagni il nostro cammino in questo Anno Santo perché la luce che dal cuore della Trinità splende sul volto di Cristo, (cfr. 2 Cor 4,6) illumini ogni cuore e ci abiliti ad “accogliere misericordia” e a “fare misericordia” sul paradigma dell’antica storia del buon Samaritano. Ci proteggano i nostri Santi Patroni: San Ciriaco e San Leopardo. Amen.
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