Jacopo Maglioni è stato ordinato diacono

Un momento di grazia per la Chiesa diocesana è stata l’ordinazione diaconale di Jacopo Maglioni, giovane seminarista di Ancona, che è stato ordinato domenica 12 gennaio nella parrocchia San Giuseppe a Falconara Marittima, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di Mons. Angelo Spina. I genitori, i parenti, i seminaristi, i sacerdoti e gli amici hanno partecipato con gioia alla celebrazione, in cui Jacopo ha detto il suo sì al Signore e ha assunto gli impegni di povertà, castità e obbedienza.

«Grazie a questa Chiesa diocesana di Ancona – Osimo che mi ha cresciuto e in cui oggi mi incardino – ha detto Jacopo – in questa diocesi oggi voglio servire Dio e i fratelli perché è la terra che il Padre mi ha chiamato ad abitare e che ho imparato ad amare e a chiamare casa». Davanti agli amici e ai parenti e a coloro che lo hanno accompagnato in questi anni di formazione, Jacopo ha ringraziato «Dio che mi ha insegnato a camminare tenendomi per mano ed è fedele alle sue promesse. Lui mi ha chiamato alla vita e ad essere qui oggi davanti a voi. Se voi mi siete diventati cari, se oggi posso con voi condividere le lacrime e la festa, è unicamente perché Lui è fedele alla sua Alleanza».

Come frase per la sua ordinazione diaconale ha scelto un versetto della prima lettura “Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio” (Is 40,3) e, durante la celebrazione, ha infatti ringraziato chi «mi ha aiutato a capire che non c’è deserto tanto arido né strada tanto dissestata, vita tanto assurda né disperazione tanto profonda, da non permettere alla Parola di Dio di fiorire e fruttificare. Credetemi, non c’è ferita né grotta, peccato né buio che la luce del Risorto non riesca a raggiungere, illuminare, guarire ed è per questo che sono qui stasera, non migliore ma forse peggiore, piccolo, povero e inutile, eppure amato da Dio».

Jacopo ha 27 anni ed è cresciuto nella parrocchia dell’Aspio dove ha ricevuto i sacramenti. Frequentando l’oratorio parrocchiale, ha conosciuto la Pastorale giovanile diocesana e, durante gli anni del liceo classico di Ancona, ha iniziato il discernimento vocazionale con don Samuele Costantini. Dopo il diploma e l’anno propedeutico in Seminario, ha fatto due esperienze: al Sermig di Torino e presso la Casa Della Gioventù a Senigallia. È entrato poi in Seminario e ha svolto servizio pastorale nella parrocchia Sant’Agostino a Castelfidardo e nella parrocchia San Giuseppe a Falconara Marittima.

Durante la celebrazione, Mons. Angelo Spina gli ha ricordato che «la diaconia che oggi il Signore ti chiama a vivere è la diaconia della verità annunciata e testimoniata, quella di una Chiesa con il “grembiule” come diceva don Tonino Bello. Il ministero che oggi accogli nella tua vita non è sinonimo di successo ma porta il marchio, come ci ricorda l’Apostolo Paolo del “vaso d’argilla”. Ricordiamocelo sempre. Noi siamo vasi di argilla, fragili, di coccio, ma la buona notizia è che questo piccolo e fragile vaso da oggi e per sempre è riempito dell’amore di Dio, il vero tesoro. Non concentrarti mai sul vaso, pensa sempre e solo a ciò che c’è dentro. Tuffati in quel contenuto di grazia, l’unico che davvero potrà renderti felice. Immergi nella preghiera ogni tua azione affinché si capisca che tutto viene da Dio e tutto è fatto per Dio. E poi lasciati sospingere da Dio, non mettere confini alla Sua fantasia d’amore.

Lasciati trasportare da Lui, dove Lui desidera e non dove tu hai pensato. Oggi è tempo di osare, in un cambiamento d’epoca; nel cammino sinodale che la Chiesa sta vivendo è tempo di osare; siamo pellegrini di speranza come stiamo sperimentando nel Giubileo che stiamo vivendo, perché la speranza non delude (cf Rm5,5). Questi tempi nuovi e difficili richiedono ministri coraggiosi, diaconi intraprendenti che, anche nel deserto, aprono strade che nessuno vede.  È Dio che sceglie, è Dio che manda, è Dio che mette in bocca le parole da pronunciare. L’unica azione che deve compiere colui che serve, sull’esempio di Gesù, che non è venuto per farsi servire, ma per servire, è quella di stare in Dio, di sentirsi totalmente preso da Lui e inviato per la missione pensata dal Padre e realizzata per mezzo del Figlio: fare in modo che tutti gli uomini siano salvati.

La Chiesa è il luogo del servizio al quale sentiamo di essere stati chiamati e la coerenza anche faticosa e difficile che ci impegna è la possibilità di amore che riserviamo a Dio attraverso la sua Chiesa. Amiamo la Chiesa perché amiamo Dio; amiamo la Chiesa perché amiamo il suo popolo che tentiamo di guidare sempre a Lui. Solo in questa logica d’amore si comprendono gli impegni di povertà, castità e obbedienza che oggi assumi solennemente e che esprimono la tua piena appartenenza allo Sposo. Questa Chiesa nella quale oggi ufficialmente ti incardini, cioè in cui ci butti il cuore dentro, amala profondamente, servila con gioia, animala con intelligenza».

Durante la Santa Messa, Jacopo si è prostrato davanti all’altare chiedendo l’intercessione di tutti i santi, invocata con il canto delle litanie. L’Arcivescovo ha poi imposto le mani su di lui e dopo la preghiera di consacrazione gli ha consegnato il Vangelo, con la missione di annunciarlo al mondo. C’è stata anche la vestizione degli abiti diaconali: un diacono gli ha messo la stola diaconale e lo ha rivestito della dalmatica. Infine l’abbraccio di pace, l’Arcivescovo ha abbracciato Jacopo che ha poi abbracciato i diaconi presenti.

Al termine della celebrazione, Jacopo ha ringraziato tutte le persone che hanno partecipato alla celebrazione, in particolare Mons. Angelo Spina per averlo accompagnato in questi anni di formazione, i suoi genitori Michela e Mauro, che hanno accolto il dono della sua vita e «l’hanno custodita facendo fino in fondo del loro meglio, senza risparmiarsi mai», ai nonni che gli hanno insegnato «a pregare, a conoscere e a servire i fratelli in modo meraviglioso e unico», alla comunità dell’Aspio dove «per la prima volta sono stato chiamato a servire  nell’oratorio e nel catechismo, i più piccoli». Jacopo ha ringraziato anche la Pastorale giovanile diocesana e quella di Senigallia, i sacerdoti del Seminario e i seminaristi, il Sermig di Torino, il coro che ha animato la celebrazione, «i preti felici che ho incontrato sul mio cammino», a partire «dallo zio don Bruno Maglioni, parroco felice di San Domenico in Modigliana fino alla morte», le comunità parrocchiali di Sant’Agostino e San Giuseppe dove ha svolto il tirocinio pastorale. Un grazie speciale lo ha infine rivolto «ai piccoli, i più giovani, che da sempre il Signore mette sulla mia strada e molti oggi sono qui davanti a me. Io non ho altro da darvi che il Vangelo che mi è stato consegnato» e non ha nascosto il desiderio che qualcuno di loro, un giorno, al Vangelo dedichi la vita in modo speciale, come ha fatto lui.

L’omelia integrale di Mons. Angelo Spina: omelia ordinazione diaconale di Jacopo Maglioni

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