L’educazione dei bambini e degli adolescenti e la trasmissione della fede alle nuove generazioni sono state al centro di due incontri organizzati dalla parrocchia San Giuseppe, durante la visita pastorale dell’Arcivescovo che questa settimana sta visitando la chiesa di Falconara. Mercoledì 26 febbraio Mons. Angelo Spina ha conosciuto i catechisti, gli educatori dell’A.C.R., i capi scout, gli animatori dell’oratorio e gli insegnanti di religione, mentre venerdì 28 febbraio c’è stata la tavola rotonda “Essere adolescenti oggi a Falconara”, durante la quale sono intervenuti due insegnanti, un allenatore e una mamma.
Nell’incontro con gli educatori, il parroco don Valter Pierini ha spiegato che «a Falconara le parrocchie hanno sempre assicurato una continuità educativa, grazie alle associazioni. I ragazzi dopo i sacramenti continuano ad avere una formazione e i genitori sono contenti perché vedono i figli impegnati in parrocchia». Durante l’incontro si è dunque parlato di come trasmettere la fede oggi ai ragazzi, anche alla luce del documento diocesano sulle scelte pastorali per l’annuncio e la catechesi.
L’Arcivescovo ha quindi sottolineato che «la comunità cristiana deve essere generativa. La Chiesa è chiamata a portare il Vangelo, chi ha sperimentato l’amore di Dio nella propria vita, lo trasmette ai figli, ai nipoti, ai bambini del catechismo, agli scout e ai giovani. I diversi percorsi educativi presente in questa comunità generano vita. Voi insegnate a camminare nell’amore». Mons. Angelo Spina ha spiegato che «i genitori sono chiamati ad insegnare l’alfabeto della fede, pregando insieme ai loro figli e partecipando la domenica alla messa. Quando i bambini crescono vengono poi inseriti nella comunità parrocchiale che gli dà la grammatica. Voi li aiutate a vivere la fede nella grande famiglia del popolo di Dio, dei battezzati. I catechisti e gli educatori non sono sostituti della famiglia, ma sono compagni di viaggio che aiutano i giovani a incontrare Gesù. Non siamo noi i protagonisti, Gesù è il protagonista».
Durante l’incontro gli educatori e i catechisti hanno parlato anche della difficoltà di coinvolgere i genitori e dell’oratorio. Mons. Angelo Spina ha ricordato che «non bisogna costringere nessuno, la fede non si impone. È necessario aiutarli a vedere quanto la fede può essere un dono per la loro vita». Per quanto riguarda l’oratorio, ha spiegato che «non è solo uno spazio ludico, deve avere un progetto pastorale. Deve essere un luogo di incontro e dialogo, in cui i bambini e i ragazzi possono scoprire e approfondire la fede».
Venerdì c’è stata invece la tavola rotonda “Essere adolescenti oggi a Falconara”, durante la quale sono intervenuti Cristiana Cirilli e Carla Carloni, insegnanti dell’Istituto di istruzione superiore Cambi Serrani, Leonardo Agostinelli, allenatore Asd Palombina Vecchia, e Paloma, una mamma di due adolescenti. Come ha spiegato don Valter, ripercorrendo la storia della chiesa, «in questo quartiere ci sono molte famiglie giovani e tantissimi bambini. Qui c’è una lunga tradizione di animazione degli adolescenti e dei giovani».
Si è dunque parlato delle difficoltà degli adolescenti, anche dopo la pandemia, della loro dipendenza dal cellulare e dai social media. La docente Cristiana Cirilli ha raccontato che gli studenti lamentano di sentirsi soli, fanno fatica a crescere e non vedono il futuro con speranza. Ciò si traduce in disimpegno e difficoltà di apprendimento. Il nostro compito è sostenerli». Ha fatto quindi riferimento al Vangelo e alla risurrezione della figlia di Giairo: «Il nostro atteggiamento dovrebbe essere simile a quello di Gesù che le è stato vicino. Mentre intorno c’era clamore e disperazione, Lui entra e le dice “Alzati”. Gli strepiti e il clamore non servono. Noi insegnanti dovremo raccogliere le preoccupazioni delle famiglie, ascoltare i ragazzi, incoraggiarli e star loro vicino. Quando li vediamo cadere, dobbiamo aiutarli a rialzarsi». Anche la docente Carla Carloni ha spiegato che dopo la pandemia, sono emersi tanti disagi, «dai disturbi alimentari alla dipendenza dai dispositivi elettronici. Hanno difficoltà di apprendimento e hanno un grande bisogno di essere ascoltati».
Si è dunque parlato con l’allenatore Leonardo Agostinelli dello sport, inteso come strumento educativo e sociale. Lo sport è una scuola di vita, che insegna a stare con gli altri, a condividere, a dare il meglio di sé e a scoprire la bellezza del gioco di squadra. È uno strumento educativo, in cui i ragazzi divertendosi imparano a socializzare, a rispettare le regole e soprattutto a lavorare insieme a un gruppo di compagni, per raggiungere un obiettivo comune. Una mamma di due adolescenti, Paloma, ha infatti sottolineato quanto lo sport e lo scoutismo abbiamo aiutato i suoi due figli: «Con il covid, i cellulari e i social media sono stati molto a casa e il rischio è la perdita di senso della realtà. Lo sport e lo scoutismo sono stati fondamentali».
L’Arcivescovo li ha quindi ringraziati per le loro riflessioni e ha sottolineato che «spesso pensiamo che per queste nuove generazioni non ci sia niente da fare, mentre il Vangelo ci dice che c’è ancora speranza. Dobbiamo amarli e aiutarli a incontrare Gesù. La parola “Alzati” che Gesù dice alla figlia di Giairo significa anche “Risorgi”. Lui poi la riaffida ai genitori perché le diano da mangiare. Questa è la sfida di oggi: aiutare i giovani a incontrare Gesù, a rialzarsi, coinvolgendo le famiglie. Come dice il Papa, è importante l’alleanza educativa, tra gli anziani e i giovani, tra la scuola e le famiglie, per una trasmissione efficace delle conoscenze e dei valori umani e spirituali ai giovani».
La visita pastorale è proseguita sabato primo marzo con l’incontro con i ragazzi delle scuole elementari e medie (catechismo, ACR e scout). Dopo aver cantato insieme “Io ho un amico che mi ama”, i bambini hanno fatto alcune domande all’Arcivescovo, per conoscere curiosità e aneddoti. Il canto ha intervallato momenti di gioia e di riflessione sui doni di Dio e un pensiero e una preghiera particolare sono stati dedicati a Papa Francesco.
Fotogallery