Per iniziativa del Centro ricerche personaliste “Raissa e Jacques Maritain”, dell’Associazione “I luoghi della scrittura”, della Liberia “La Bibliofila” e con il patrocinio della Città di San Benedetto del Tronto, è avvenuta nei giorni scorsi la presentazione del volume di Giancarlo Galeazzi: Il pensiero di Jacques Maritain. Il Filosofo e le Marche, pubblicato nei “Quaderni del Consiglio regionale delle Marche” nel 2018. La conversazione, tenuta a Palazzo Piacentini di San Benedetto del Tronto, è stata coordinata dalla studiosa di Maritain Giancarla Perotti Barra, la quale ha posto al relatore delle domande per puntualizzare alcune questioni di metodo e di merito relative al pensiero maritainiano e alla influenza che esso ha esercitato, in particolare sul mondo cattolico e specificamente nelle Marche. Puntuale e articolata la esposizione di Galeazzi, il quale ha illustrato gli aspetti principali dell’eredità di Maritain.
Anzitutto la sua impostazione metodologica, sintetizzata in quattro punti: a) “distinguere per unire” i gradi del sapere, le articolazioni dell’essere, i piani dell’agire e le forme del fare; 2) operare “approcci senza steccati” da parte della filosofia nei confronti della realtà, della scienza e della religione; 3) discernere nella storia “guadagni storici” e “verità impazzite” per assimilare quelli e rifiutare queste; 4) sostenere nel contempo l’unità della fede (agire in quanto cristiani) e le opzioni della politica (agire da cristiani). Queste indicazioni di metodo configurano una filosofia del rispetto del pluralismo a livello gnoseologico, ontologico, etico ed estetico; una filosofia dell’apertura che permetta l’esercizio di una filosofia impegnata in vari campi come opera di ragione naturale; una filosofia del discernimento nei riguardi del premoderno e del moderno per progettare un inedito postmoderno; e una filosofia della laicità che evita tanto il sacralismo, quanto il secolarismo, tanto il clericalismo, quanto il laicismo. Da tale impostazione consegue -ha proseguito Galeazzi- la filosofia maritainiana, che si configura come epistemologia articolata, ontologia esistenziale, antropologia dello spirito incarnato, morale adeguatamente presa, politica antimachiavellica e umanista e educazione liberale per tutti; in ogni caso impegnata ad esercitare il dialogo, che per Maritain deve essere all’insegna della “amicizia civile” che permette confronto e collaborazione a livello pratico e della “giustizia intellettuale” che permette conoscenza e coerenza a livello teoretico. E’, questa, la “via della pace” che si traduce nell’attuazione delle “possibilità di cooperazione in un mondo diviso”, e nella individuazione delle “condizioni spirituali del progresso e della pace”.
In questo contesto Maritain evidenzia sia il nesso tra “religione e cultura”, sia il nesso tra “cristianesimo e democrazia”, come costitutivi di concezioni che Maritain denomina con due espressioni diventate famose “umanesimo integrale” e “personalismo comunitario”. L’uno e l’altro rappresentano gli aspetti che maggiormente hanno influenzato il movimento cattolico e la dottrina sociale e che ha trovato riscontro in intellettuali marchigiani e in istituzioni che al filosofo sono state intitolate a livello cittadino (a Fano e ad Ancona), regionale, nazionale e internazionale e proprio ad opera di operatori marchigiani presenti in campo filosofico, pedagogico, politico, giuridico, storico, letterario e artistico. L’esigenza che va emergendo -ha concluso Galeazzi- è che occorre superare tutta una serie di luoghi comuni intorno alla figura e al pensiero di Maritain, e far emergere la vera fisionomia di questo pensatore: non filosofo antimoderno o premoderno, bensì filosofo ultramoderno, nel senso che attraversa e va oltre la modernità; non filosofo della Democrazia Cristiana, bensì filosofo cristiano della democrazia, non filosofo classico, bensì classico della filosofia. Ebbene, il riconoscimento della sua dimensione di “classico” legittima, come per tutti i classici, una molteplicità di interpretazioni. Farsi “eredi” della sua ricchezza speculativa e operativa. comporta infatti non una ripetitività acritica bensì una ripetizione creativa, tale da operare revisioni e integrazioni che lo configurino -in alternativa all’odierno antiumanesimo- come un nuovo umanesimo, capace di umanizzare.
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