Grande commozione e gioia, sottolineata da un forte applauso, quando il dott. Rodolfo Giampieri ha annunciato che la banchina uno del porto viene intitolata a san Francesco. Tante le persone che hanno seguito la processione in mare con la Statua della Stella Maris e partecipato alla celebrazione della S. Messa presieduta dall’Arcivescovo Angelo, tra cui anche i giovani che hanno partecipato al cammino francescano promosso dalla Pastorale giovanile dell’Arcidiocesi. Di seguito viene riportata l’omelia dell’Arcivescovo:
“Cari fratelli e sorelle, in questa prima domenica di settembre, celebriamo la Festa del mare, una tradizione sentita e consolidata da ben 37 anni.
Rivolgo un deferente e caloroso saluto al Sindaco, Valeria Mancinelli, a tutte le autorità civili e militari presenti, a quanti svolgono sul mare la loro attività: i marinai, i laboriosi pescatori, la Capitaneria di Porto, l’Autorità portuale, le forze dell’ordine, gli operai dei cantieri navali, gli operatori dei cantieri e dei servizi del porto, l’Associazione Stella Maris e don Dino direttore dell’Ufficio pastorale del mare e anche a tutti coloro che sul nostro mare e sulla nostra spiaggia vengono a trascorrere le loro vacanze o che svolgono le diverse attività legate al turismo e allo sport. Non possiamo dimenticare coloro che sul mare hanno concluso la loro vita.
Poco fa, durante la processione, abbiamo gettato in mare una corona e sostato in preghiera per ricordare quanti in passato e in tempi recenti, come Luca, hanno perso la vita.
Oggi simo qui, così numerosi, è la festa, è la festa di tutti e voglio dare un particolare saluto ai giovani della nostra arcidiocesi che per otto giorni hanno camminato, con fatica ed entusiasmo, sulle orme di san Francesco, nei luoghi delle Marche dove lui è passato, per giungere qui, ultima tappa del cammino. Abbiamo camminato insieme e abbiamo fatto esperienza di quanto è bello essere amici, condividere le gioie e i momenti difficili che ogni crescita comporta, gustare la bellezza del creato e ricevere e dare solidarietà.
Questa festa richiama le origini della nostra fede, giunta dal mare, se pensiamo alla memoria di S. Stefano, il primo martire cristiano. Uno dei sassi con cui venne lapidato a Gerusalemme è giunto qui, via mare, e ora è conservato nel museo diocesano. La memoria di S. Stefano e Ancona vengono citati in un discorso di s. Agostino nel 421.
Sono trascorsi 1600 anni da quando, nel 418, è giunto ad Ancona, via mare, il corpo di S. Ciriaco patrono della città e della arcidiocesi, per interessamento di Galla Placidia figlia dell’imperatore Teodosio.
Nel 1615 un marinaio veneziano, vedendo il figlio salvato dalle onde, durante una burrasca, volle donare il quadro della Madonna Regina di tutti i Santi ad Ancona, ora custodito nella cattedrale, a cui il popolo anconetano è tanto devoto.
La Festa del mare in questo anno assume una tonalità nuova ricorrendo gli ottocento anni da quando san Francesco è partito da questo porto come pellegrino di pace per recarsi in Terra Santa e incontrare il sultano a Damietta in Egitto. Quell’evento ha cambiato il corso della storia dell’umanità, facendo di Ancona non solo la porta d’oriente ma anche la via della pace e questa ricorrenza sia per tutti noi portatrice di un nuovo umanesimo carico di speranza.
Il Vangelo di questa domenica ci invita a mandare segnali di vita buona attorno a noi e così il cuore non è lontano da Dio e dal prossimo.
Un giorno, di sabato, mentre Gesù è a pranzo da un capo dei farisei, osservando come gli invitati sceglievano i primi posti, dice loro una parabola per mettere in guardia dal protagonismo di chi cerca i primi posti nei banchetti. Gesù conosce la smania umana di primeggiare, spesso per apparire potente agli occhi degli altri. Nel caso si debba scegliere un posto, Gesù consiglia di scegliere l’ultimo, come ha fatto lui stesso, che si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
Gesù pronuncia un detto divenuto celebre: «Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Di fronte a Dio ogni uomo è posto nella giusta collocazione e la mano del Signore compie l’esaltazione degli umili e l’abbassamento dei superbi. Poi Gesù dice a colui che lo ospita: «Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Gesù esorta ad invitare questi tipi di persone perché l’invito sia generoso e non interessato. E questo dà beatitudine. Perché la gioia è quella che si vede nel volto dell’altro e che riempie il proprio. La felicità ha sempre a che fare con il dono, perché c’è più felicità nel dare che nel ricevere.
Dare senza riavere è più difficile che dare per ricevere. Questo significa “la tua destra non sappia quello che fa la tua sinistra”. Donare e dimenticare, donare senza attendere di ricevere in cambio. L’unica condizione, allora, per fare il bene è non aspettarsi mai niente di ritorno, questo è donare gratuitamente e con amore. Ce lo insegna Gesù con la sua vita, e saremo beati se lo mettiamo in pratica, perché Dio regala gioia a chi produce amore.
In questa festa guardiamo il nostro mare così bello, con grande commozione.
Il mare è vita. L’acqua, è l’elemento naturale più presente nel nostro pianeta, ed essenziale per la vita. Sorella acqua, semplice, umile, utile è simbolo di purezza, di candore, di limpidezza, con il suo fluire è principio di vita.
Dire mare è dire bellezza, dono del Creatore a tutti noi. Custodire ogni giorno questo bene inestimabile rappresenta per tutti una responsabilità ineludibile, una vera e propria sfida. Non possiamo permettere che tanta bellezza venga deturpata, non possiamo permettere che i mari si riempiano di distese inerti di plastica galleggiante.
“La Creazione è un progetto dell’amore di Dio all’umanità”, ci ricorda Papa Francesco, in questo giorno in cui si celebra la giornata mondiale per la custodia del creato. Oggi gli oceani, che custodiscono «la maggior parte dell’acqua del pianeta e anche la maggior varietà di esseri viventi», sono «minacciati da diverse cause». «La nostra solidarietà con la “casa comune” nasce dalla nostra fede».
Siamo chiamati ad usare e non abusare di questo grande bene e a custodirlo con sapiente operosità. Dal mare la nostra città trae energia e vita.
L’eccellenza che Ancona vanta con i cantieri navali, dove lavorano migliaia di persone; il mare, la riviera, la spiaggia sono fonte di lavoro per quanti sono impegnati nel settore della pesca, lavoro difficile, a volte duro, che richiede grande sacrificio, e del turismo, luoghi di accoglienza e di ospitalità per quanti cercano momenti di riposo e di vacanza.
Dire mare è dire vacanza, riposo dalla fatica, dal lavoro e dalle preoccupazioni quotidiane; è dire ripresa di energie; è dire gioia. Dire mare è dire sport, nelle sue diverse forme. La vacanza non diventi mai esperienza degradante. Il rispetto dell’ospite, lo stile e la professionalità dell’accoglienza, nascono non da cortesia mercantile, ma dalla profonda consapevolezza che il turista, prima di essere occasione di lavoro e di guadagno, è persona, la cui dignità merita tutta la nostra considerazione.
Ci auguriamo che questo luogo, che richiama tante persone anche da altre località italiane e dall’estero, si distingua per essere un luogo in cui si vive, come ci dice Papa Francesco, una “ecologia integrale”: rispetto e salvaguardia della natura, ma anche rispetto e salvaguardia dei rapporti autenticamente umani, della fraternità: si tratta non solo di preservare dall’inquinamento fisico l’acqua del mare e la sua spiaggia, ma di fare in modo che questo ambiente sia luogo di incontro, di amicizia, di pacifica convivenza, di fraternità. Qui sentiamo parlare tante lingue, ci sono tante etnie, siano sempre più questi luoghi, luoghi della convivialità delle differenze, luoghi di pace. Restiamo inorriditi nel vedere che a volte, come capita nel Mediterraneo, quando non c’è rispetto per l’umanità, il mare diviene tomba per tanti esseri umani che fuggono dai loro paesi perché costretti dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione. I cuori aperti e generosi si fanno sempre prossimità.
San Francesco che da questo luogo ottocento anni fa partì per l’Oriente ci invita ad essere uomini e donne di pace, solcando il mare lui ha tracciato per l’umanità la rotta della terra e quella del cielo: essere fratelli e sorelle con tutto il creato perché il fine dell’uomo è il paradiso.
La Regina di tutti i Santi, la Stella Maris, san Ciriaco, san Francesco ci proteggano e ci accompagnino nel nostro camino di santità. Buona Festa del mare a tutti. Amen”.