L’autunno con i suoi colori porta sulle nostre tavole i tanti frutti della terra. Dopo la vendemmia, segue la raccolta delle olive. Si chiude un ciclo e si semina, si pianta per il prossimo anno. Per questo noi benediciamo e ringraziamo Dio perché in questa stagione raccogliamo con abbondanza i frutti della terra. Benediciamo il Signore perché noi abbiamo seminato e irrigato e lui ha dato fecondità al nostro lavoro. Dobbiamo riscoprire in noi, custodire, vivere e accrescere l’atteggiamento di gratitudine. Essere grati fa parte di ogni relazione e, se non si conosce la gratitudine, la relazione stessa è ridotta a scambio e mercato. Una delle ricchezze del nostro Paese è la grande varietà dei prodotti della terra a cui corrisponde un cibo di qualità. La festa del Ringraziamento è ancora partecipata nei nostri territori. In questo periodo quelli che venivano chiamati “contadini” e oggi “imprenditori agricoli” ringraziano il Signore Dio dell’universo per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo. L’agricoltura oggi più che mai è percepita come un bene collettivo, un mezzo di coesione sociale, dove l’accoglienza, l’ospitalità e la solidarietà sono punti di forza per l’abbattimento delle disuguaglianze di ogni genere. Papa Francesco ci invita a valorizzare i preziosi beni della terra: “Dio ha creato il cielo e la terra per tutti; sono gli uomini, purtroppo, che hanno innalzato i confini, mura e recinti, tradendo il dono originario destinato all’umanità senza alcuna esclusione”. Ecco, allora, l’impegno costante a “programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata” (Lettera enciclica Laudato si’, n. 164) capace di conciliare, nella sua dimensione morale, il pieno rispetto della persona umana con l’attenzione per il mondo naturale, avendo cura “della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato” ma non uniforme, perché l’uniformità rende la natura fragile, rigida, poco adattativa e poco incline alla sopravvivenza (Lettera Enciclica Laudato si’, n. 5). Ci guidi lo stupore della Scrittura e la benedizione di Dio che vide che quella molteplicità era “cosa buona”, come messaggio che, nel suo amore, c’è posto per tutti e tutto, perché solo l’insieme dell’universo con le sue molteplici relazioni, mostra al meglio la ricchezza inesauribile di Dio che cerchiamo di accogliere e da cui siamo rinnovati. É bello allora in questo tempo rendere grazie a Dio per i doni della terra, a chi la lavora, a chi la custodisce. San Francesco ci invita a dare lode così: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”.
+ Angelo, Arcivescovo