“Ecco io faccio nuove tutte le cose” (Ap. 21,5) è stato il titolo del terzo convegno della Caritas diocesana che, per la prima volta, si è tenuto in videoconferenza sulla piattaforma Zoom sabato 27 giugno. A maggio di quest’anno la Caritas avevamo programmato, per il terzo anno consecutivo, un convegno per approfondire uno dei temi legati all’impegno pastorale. Dopo il primo incontro (2018) dedicato al tema “La Caritas che vogliamo” e il secondo (2019) sul tema “Caritas, l’Amore che anima la comunità”, era stato scelto l’ascolto come momento centrale della relazione di cura. La pandemia però ne ha impedito lo svolgimento e, alla luce delle conseguenze provocate dal Covid-19 sull’economia e sul tessuto sociale, la Caritas ha deciso di organizzare un evento in videoconferenza, per mettere in comune le esperienze e ripartire, insieme, con un rinnovato impegno.
Il versetto dell’Apocalisse “Ecco io faccio nuove tutte le cose” è stato scelto come chiave di lettura “profetica” per ripensare l’eccezionalità di un periodo che, a causa della pandemia, sta attraversando drammaticamente l’esistenza di ognuno di noi, di tutta la comunità, del mondo intero. Un’esperienza che ha toccato tante dimensioni della vita sociale e dell’impegno pastorale, tanto da suscitare tra i volontari e gli operatori dei servizi di carità, l’esigenza di condividere riflessioni e nuove prospettive imposte da tale evento.
Durante il convegno si sono susseguite le testimonianze di Simone Pizzi, direttore dell’Ufficio Pastorale della Salute e medico dell’ospedale di Torrette; di Fabiola e Stefania, responsabili del Centro di ascolto della Caritas; di Donatella e Olimpia, coordinatrici della Caritas di Osimo. Interessante il contributo del medico, in prima linea contro il coronavirus. «L’approccio con i pazienti affetti da Covid-19 – ha raccontato il dott. Pizzi – ci ha fatto riscoprire il senso autentico della nostra professione facendoci comprendere che curare, prima ancora della somministrazione delle medicine, significa farsi carico della persona, portare la persona nel cuore. Un’esperienza drammatica che tuttavia ci ha fatto toccare con mano che anche là dove la malattia ha avuto il sopravvento e la medicina è risultata sconfitta, noi operatori sanitari attraverso la vicinanza e l’affetto potevamo comunque far vincere la persona, la sua dignità».
Nel secondo intervento, Fabiola e Stefania, le referenti del Centro di ascolto, hanno presentato le situazioni vissute durante il lockdown, con tante persone che si sono rivolte alla Caritas per risolvere le loro necessità immediate, superando spesso il senso di pudore e il timore di essere giudicati. Ecco in sintesi alcuni dati che indicano il grande lavoro svolto in questo difficile periodo. Sono pervenute moltissime richieste di aiuto e sono stati effettuati circa 250 ascolti, la mensa serale ha confezionato in tre mesi ben 13mila pasti da asporto, gli Empori della Solidarietà hanno sostenuto i bisogni alimentari di 600 nuclei familiari per un totale di 1600 spese. Sono stati consegnati 1200 pasti a domicilio ad anziani non autosufficienti e garantite 400 docce alle persone senza fissa dimora.
La terza testimonianza è venuta dalla Caritas di Osimo, dove la pandemia ha coinciso con una inaspettata resilienza di tutta la comunità ecclesiale e civile, dando prova di una stringente rete di solidarietà. Caritas parrocchiali, associazioni del terzo settore, enti pubblici e privati, istituzioni scolastiche, Comune, singoli cittadini, si sono prodigati per portare sollievo alle persone in difficoltà. Nel concludere questa parte del convegno don Fausto Focosi è ritornato al senso della Pasqua celebrata quest’anno nel mezzo del lungo lockdown, in un periodo di angoscia, paura, separazione, sofferenza, ricordando come proprio dalla narrazione dei relatori sono rigenerati gli atteggiamenti, è rinata la vita, sono scaturite nuove forme di prossimità.
Ecco allora il tema del convegno che, come ha ricordato Mons. Angelo Spina, Arcivescovo metropolita di Ancona-Osimo «riemerge per animare la speranza del cristiano. La carità è la risposta all’amore di Dio. Trova il suo autentico significato se discende dalla comunione con Lui e con i fratelli». Il convegno è terminato con una riflessione di Simone Breccia, direttore della Caritas diocesana, che ha ricordato le tante iniziative che dovranno essere riprese a settembre alla luce delle esperienze maturate. Soprattutto nel settore della formazione dei volontari, impegnati nelle Caritas parrocchiali.