Don Giovani Frausini, docente presso l’Istituto Teologico Marchigiano ha tenuto il primo incontro di formazione ai sacerdoti, ai religiosi e ai diaconi sul nuovo Messale. Con il suo stile profondo e accattivante ha subito catturato l’attenzione ponendo la domanda: A cosa serve il Messale? Per far capire subito che non è solo un nuovo rito da osservare, ma è come uno spartito musicale da eseguire e interpretare. E’ l’assemblea che celebra e il presbitero presiede. La liturgia è prima di tutto non un atto di culto ma è storia della salvezza, un’opera di Dio nella storia. L’opera di Gesù si ripresenta, ciò che Gesù ha fatto si rende presente nei sacramenti. Il Messale è lo strumento per rendere presente, visibile la storia della salvezza. Dio si rivela non solo con concetti e precetti, ma con parole ed eventi. Il rito è la mediazione tra il mistero e le persone. Dopo alcune premesse il relatore è entrato nel vivo delle singole parti della Messa. I riti che precedono la Liturgia della Parola, cioè l’introito, il saluto, l’atto penitenziale, il Kirye, eleison, il Gloria e l’orazione (colletta), hanno un carattere di inizio, di introduzione e di preparazione. Quando il popolo è radunato, mentre il sacerdoti fa il suo ingresso con il diacono o i ministri, si inizia il canto di ingresso. La funzione del canto è di dare inizio alla celebrazione, favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del Tempo liturgico o della festività e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri. Nella Messa o Cena del Signore, il popolo di Dio è chiamato a riunirsi insieme sotto la presidenza del sacerdote, che agisce in persona di Cristo, per celebrare il memoriale del Signore, cioè il Sacrificio eucaristico. Una prima novità è che nell’atto penitenziale viene detto non Signore pietà, ma Kyrie eleison, Christe eleison; Kyrie eleison. Dopo l’intervento del relatore sono seguite diverse domande. Gli incontri di formazione continueranno nei prossimi giovedì.