Mons. Angelo Spina, arcivescovo metropolita di Ancona-Osimo, presenterà il “nuovo” Messale nella Cattedrale di san Ciriaco domenica 22 novembre, alle ore 17, in occasione della solennità di Cristo Re. Il “nuovo” Messale sarà utilizzato nell’Arcidiocesi, a partire dalla prima domenica di Avvento.
La terza edizione italiana del Messale Romano è un dono prezioso alla Chiesa che è in Italia. L’invito che viene fatto a ciascuno di noi è di riscoprire la bellezza e la fecondità della celebrazione dell’Eucaristia. Nell’ultima Cena, il Signore Gesù ha voluto anticipare con il dono del pane e del vino la sua offerta sulla Croce. Da quel momento la Chiesa, illuminata dallo Spirito Santo, ha custodito intatto il mistero di quella Cena. Obbedendo all’esplicito comando di Gesù – «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19) – ogni volta che la comunità cristiana celebra l’Eucaristia annuncia la sua morte, proclama la sua risurrezione e vive nell’attesa della sua venuta. È memoriale della Pasqua, realizzazione della nuova ed eterna Alleanza, profezia dei cieli nuovi e della terra nuova. Nella Chiesa tutto nasce dall’esperienza dell’Eucaristia e tutto vi ritorna nella gioia sempre nuova di un incontro che tutto assume, trasforma e armonizza.
L’adagio lex orandi, lex credendi (la legge della preghiera [è] la legge del credere) esprime la relazione che intercorre tra fede e liturgia. La trasmissione della fede, come ci insegna Papa Francesco, non è questione di dottrina da consegnare al futuro, ma di incontro con il Cristo risorto. La trasmissione della Tradizione vivente è quell’originaria esperienza che gli Apostoli vissero con Gesù di Nazaret, è quella relazione trasformante che ha dato vita a una nuova visione del mondo e dell’uomo. La fede è “luce nuova che nasce dall’incontro con il Dio vivo, una luce che tocca la persona nel suo centro, nel cuore, coinvolgendo la sua mente, il suo volere e la sua affettività, aprendola a relazioni vive nella comunione con Dio e con gli altri”(LF 40). Attraverso i sacramenti il credente è coinvolto come soggetto del dialogo con Dio; attraverso essi costituisce relazioni comunitarie; riceve uno sguardo nuovo sul mondo e sui problemi che assillano l’umanità. Non si possono confondere un buon libro spirituale o una meditazione con la celebrazione liturgica. I primi aiutano il credente a motivare la propria fede in un cammino di santità, ma l’esperienza liturgica riguarda la comunione che si instaura tra Dio e la creatura. Lo spazio liturgico delle celebrazioni è occupato da Dio e dalla comunità credente in un dialogo costruttivo che riguarda la vita sotto ogni punto di vista. Nella Santa Messa sperimentiamo di essere un popolo in cammino che ha bisogno di nutrirsi e abbeverarsi alla sorgente divina, perché il suo passo possa essere più spedito verso la patria celeste.
Il libro del Messale allora non è solo uno strumento per la celebrazione, ma è, prima di tutto, un testimone privilegiato di come la Chiesa abbia obbedito al comandamento – che è pegno, dono e supplica d’amore – di spezzare il pane in memoria del Signore. Le sue pagine custodiscono la ricchezza della tradizione della Chiesa, il suo desiderio di immergersi nel mistero pasquale, di attuarlo nella celebrazione, di tradurlo nella vita. Questo è ciò che il Messale garantisce: un punto fermo, carico di tradizione, capace di custodire la memoria delle celebrazioni che hanno nutrito schiere di martiri, pastori, vergini, sposi, santi, e capace di offrirsi, anche oggi, come pietra miliare di un percorso di crescita. Libro “sigillato” per custodire la bellezza della verità del mistero pasquale; libro “aperto” per garantire lo sviluppo della sua conoscenza ed esperienza orante. Ogni celebrazione liturgica è indisponibile a stravaganze di arbitrarie sensibilità o a eccentriche manifestazioni di protagonismo, ma non è nemmeno prigioniera di sterili rubricismi e di vuote esteriorità. Il Messale, unitamente al Lezionario, concretizza per noi la norma della celebrazione dell’Eucaristia. Anche in questo, per l’assemblea che celebra, svolge un prezioso servizio, in quanto «le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è “sacramento di unità”, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi.
Perciò esse appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano; i singoli membri poi vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli uffici e della partecipazione attiva» (SC, 26). La norma che il Messale ci offre è garanzia e sostegno dell’arte del celebrare: essa è precisa come le regole dell’armonia ed è libera come la musica. Il libro liturgico ci offre nel programma rituale la partitura: l’azione celebrativa ci dona l’originalità di ogni esecuzione. Il nuovo Messale è un invito a tutte le comunità a riscoprire nella Liturgia la «prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano» (Sacrosanctum concilium, 14). La partecipazione piena, consapevole, attiva e fruttuosa alla celebrazione dell’Eucaristia è garanzia per una formazione integrale della personalità cristiana.
Nel consegnare il nuovo Messale i Vescovi scrivono: “A tutti – e, in particolare, ai giovani – ci sentiamo di dire: riscopriamo insieme la bellezza e la forza del celebrare cristiano, impariamo il suo linguaggio – gesti e parole – senza appiattirlo importando con superficialità i linguaggi del mondo. Lasciamoci plasmare dai gesti e dai “santi segni” della celebrazione, nutriamoci con la lectio dei testi del Messale”. Ci esorta papa Francesco: «Sappiamo che non basta cambiare i libri liturgici per migliorare la qualità della Liturgia. Fare solo questo sarebbe un inganno. Perché la vita sia veramente una lode gradita a Dio, occorre infatti cambiare il cuore. A questa conversione è orientata la celebrazione cristiana, che è incontro di vita col “Dio dei viventi” (Mt 22,32)» (Ai partecipanti all’assemblea plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 14 febbraio 2019). Prepariamoci ad accogliere il nuovo Messale con un rinnovato impegno formativo, affinchè l’affermazione conciliare secondo cui la liturgia è “culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana il suo vigore” (SC 10) ravvivi in ciascuno la consapevolezza che la celebrazione liturgica, ed eucaristica in primis, porta con sé una capacità sorgiva e rinnovatrice per tutta la vita ecclesiale.
+ Angelo, Arcivescovo