Martedì 15 dicembre, nell’Istituto “Bignamini – Fondazione Don Gnocchi” di Falconara Marittima, l’Arcivescovo Angelo Spina ha presieduto una Santa Messa prenatalizia, concelebrata da don Filippo Pesaresi. A causa del covid, alla celebrazione hanno partecipato solo alcuni medici e operatori della struttura, tra cui la responsabile del Centro Fabiana Beccaceci, il direttore Fabio Carlotti e il direttore sanitario Giuliana Poggianti, mentre gli ospiti e gli altri dipendenti l’hanno seguita in streaming. I ragazzi del Centro hanno inviato un video di saluto, mentre don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi, collegato tramite video, ha sottolineato che «nonostante il periodo difficile, abbiamo avuto la grazia di riscoprire il dono della solidarietà e la capacità di essere prossimi a coloro che sono in difficoltà».
Non sono stati mesi facili per la struttura che ha sempre cercato di garantire la sicurezza a pazienti e operatori. Era il 1989, quando la Diocesi di Ancona-Osimo affidò la gestione del Centro “Bignamini” alla Fondazione Don Gnocchi e, nel corso degli anni, la struttura ha ampliato il proprio campo di azione sia nell’ambito della cura e riabilitazione delle patologie dell’età evolutiva (che è stato sin dall’inizio il carattere distintivo dell’attività) che in quello dell’adulto, grazie anche all’acquisizione di nuove strutture territoriali e all’apertura di ulteriori unità residenziali. Importante è l’attività svolta sul territorio marchigiano, con sette presidi ambulatori e un servizio riabilitativo domiciliare.
Durante l’omelia, l’Arcivescovo ha spiegato che «a Betlemme Gesù nasce povero e umile. Non c’è posto per Maria e Giuseppe e il bambino appena nato viene posto in una mangiatoia, in latino presepium. Oggi, qui, penso alla mangiatoia del lettino, della carrozzina, di un posto dove una persona è costretta a stare e, come la Madonna si è presa cura di Gesù, anche voi operatori prendete esempio da lei. Accarezzate con tenerezza i pazienti, trattateli con garbo e prendetevi cura di loro. Se Dio si è fatto uomo e ha preso il nostro volto, andando a Betlemme impariamo la lezione del volto. La società non si cambia con i proclami e i regolamenti, ma se tu incontri l’altro, se ci parli e lo accogli, se non lo giudichi. Nei volti c’è l’immagine e somiglianza di Dio, c’è Cristo che alla sera della nostra vita ci chiederà “Tu come hai amato?”. Oggi l’emergenza non è solo sanitaria ed economica, ma è soprattutto spirituale. Serve un supplemento di amore. Se accoglieremo l’amore di Dio nei nostri cuori, lo diffonderemo e lo daremo anche agli altri».
L’Arcivescovo ha anche ringraziato gli operatori «per quello che fate e per come lo fate» e li ha incoraggiati ad andare avanti nonostante le difficoltà, assicurando la sua preghiera per loro e per gli ospiti. Al termine della Messa, è stato trasmesso un video con la canzone “Tu scendi dalle stelle”, cantata dai ragazzi del Diurno, e gli operatori hanno regalato all’Arcivescovo un bambino Gesù e una Santa Famiglia.
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