Santa Messa con la fraternità di Comunione e Liberazione

In occasione del 16° anniversario della morte del servo di Dio don Luigi Giussani (22 febbraio 2005), fondatore di Comunione e Liberazione, e del 39° del riconoscimento pontificio della Fraternità di Cl (11 febbraio 1982), lunedì 22 febbraio sono state celebrate tantissime Sante Messe in Italia e nel mondo, presiedute da cardinali e vescovi. Anche ad Ancona l’Arcivescovo Angelo Spina ha presieduto la Santa Messa nella Cattedrale di San Ciriaco, concelebrata dal rettore del Duomo don Giuliano Nava e da don Lorenzo Tenti, assistente spirituale degli universitari di Comunione e Liberazione.

All’inizio della celebrazione è stata pronunciata la seguente intenzione di preghiera: «Nelle difficili circostanze che siamo chiamati a condividere con i fratelli tutti, chiediamo al Signore una coscienza vigile e grata del dono ricevuto nell’incontro con il carisma di don Giussani per servire sempre meglio la Chiesa, nel riconoscimento che ogni istante che passa è abitato da Cristo presente, perciò non c’è niente di inutile e tutto è segno di una indistruttibile positività». «Se saremo fedeli alla grazia che ci ha raggiunti attraverso il carisma di don Giussani – ha scritto il presidente della Fraternità di Cl don Julian Carron, in occasione  del 16° anniversario della morte di don Giussani –  “centrati in Cristo e nel Vangelo”, potremo essere “braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa in uscita” (papa Francesco), collaborando con il Papa al futuro della Chiesa nel mondo, quel futuro preconizzato da Joseph Ratzinger nel lontano 1969: “Il futuro della Chiesa può venire solo dalla forza di coloro che hanno profonde radici e vivono con una pienezza pura della loro fede. La Chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà agli uomini come la patria, che ad essi dà vita e speranza”. Solo questa novità può essere credibile oggi».

Il 22 febbraio si celebra la festa della Cattedra di San Pietro e, durante l’omelia, l’Arcivescovo Angelo Spina ha ripercorso le tappe del cammino di Pietro, dalla chiamata sulle rive del lago di Galilea al martirio a Roma. «Nella prima lettura (1 Pt 5, 1-4) – ha spiegato l’Arcivescovo – Pietro si definisce anziano e testimone. Lui è testimone perché ha vissuto l’incontro con Gesù che gli ha cambiato la vita. Come diceva sant’Agostino  “Si ama chi si conosce” e, quindi, per conoscere Gesù bisogna frequentarlo. Nel Vangelo di oggi, Gesù pone questa domanda ai suoi discepoli: “Chi dite che io sia?».  Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Questa domanda del Vangelo, oggi Gesù la pone a ciascuno di noi. Chi è Gesù per te?». L’Arcivescovo ha anche ricordato don Giussani, sottolineando che «era un mistico di Dio. Si è lasciato plasmare e cambiare dal Signore e ha annunciato l’amore di Dio con forza in tutti gli ambienti, soprattutto nel mondo della scuola e del lavoro. Come diceva Paolo VI, il mondo di oggi ha bisogno più di testimoni che di maestri».

 

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