In ricordo del 20esimo anniversario della morte di padre Silvano Simoncini, fondatore della Casa Alloggio “Il Focolare”, venerdì 29 aprile Mons. Angelo Spina ha presieduto la Santa Messa all’esterno della struttura, concelebrata dal provinciale dei Frati Minori padre Simone Giampieri, dal presidente dell’associazione Opere Caritative Francescane Padre Alvaro Rosatelli, e dal viceparroco di Camerano don Lorenzo Rossini.
Il Focolare rappresenta, all’interno della grande tradizione francescana, uno dei tanti e innumerevoli tasselli di un mosaico della carità che ha avuto lungo il corso dei secoli meravigliose espressioni e realizzazioni. È seguendo questo percorso che Padre Silvano Simoncini, giunto da Roma negli anni ‘90, ha sognato, progettato e realizzato “Il Focolare”, un luogo dove accogliere le persone affette da HIV/AIDS. Un’opera che comincia nell’agosto del 1996, quando emerge l’esigenza di aprire una seconda Casa Alloggio per malati di AIDS (nelle Marche ne esisteva solo una a Pesaro che non riusciva a soddisfare le tante richieste di assistenza). Padre Silvano allora comincia a prodigarsi come può affinché questo avvenga: trova un casolare ad Ancona, ma è tutto da ristrutturare. Non esita, allora, a rimboccarsi fisicamente le maniche e a ricostruirlo, mattone su mattone. Un’opera incessante fatta, oltre che di lavoro fisico, anche di difficoltà burocratiche e di sensibilizzazione sul territorio che guardava con diffidenza a questa malattia. La Casa Alloggio si aprirà nel 2002 dopo che, purtroppo, Padre Silvano viene a mancare. Il Focolare rimane la sua più grande opera, orientata verso l’altro, il povero, il fragile.
«Padre Silvano Simoncini era un frate umile e semplice, un sognatore – ha detto l’Arcivescovo – quando arrivò qui, trovò un casolare da ristrutturare, ma seppe guardarlo con gli occhi di Dio e trovò persone che lo aiutarono a far nascere Il Focolare. Questa Casa, come l’ha definita il Cardinale Menichelli, è la perla di questa Chiesa perché qui c’è una comunità che accoglie e riscalda. Non a caso il nome “Focolare” ci ricorda che con un solo legno non si può fare il fuoco, ma più legni insieme accendono il fuoco che fa luce e riscalda. Il nome indica, quindi, che in questo luogo nascono le relazioni. Qui si vive l’accoglienza e la vita viene amata e custodita». Mons. Angelo Spina ha sottolineato l’importanza di «vedere con gli occhi di Dio. Ciò che sta avvenendo nel mondo, come la guerra, ci dimostra quanto siamo ciechi. Oggi c’è una grande tenebra, gli altri vengono allontanati. Chi invece guarda con gli occhi di Dio non vede gli altri come nemici, ma come fratelli e sorelle. Questa è stata la visione profetica di padre Silvano che ha saputo guardare con gli occhi di Dio. La sua fede parla attraverso le opere. Ringraziamo dunque il Signore perché, come recita il cartello all’entrata della struttura, “Grandi sono le opere del Signore” (Salmo 110)».
Al termine della celebrazione, l’Arcivescovo ha benedetto una targa in memoria di padre Silvano e una nuova auto attrezzata per gli ospiti della casa, acquistata grazie alla campagna di raccolta fondi “Fuori di Casa” e al contributo di tanti amici e volontari. Questo nuovo mezzo è necessario in considerazione dell’avanzare dell’età degli ospiti del Focolare e delle difficoltà di deambulazione di molti di loro. I due mezzi di trasporto, finora in dotazione, non erano infatti attrezzati per il trasporto in carrozzina.
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