“Il profumo della cura”. Questo titolo suggestivo proposto per il convegno del 25 ottobre nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, organizzato dall’Associazione Medici Cattolici e dall’ Ufficio diocesano della Pastorale della salute, nasconde, dietro un’immagine (una percezione olfattiva), il senso che intendiamo quando ci occupiamo di salute, cioè come trasformare l’odore sgradevole che comportano la malattia, il disagio, la povertà in un profumo di cose buone, di sanità e di salute. La serata, aperta dal dott. Ortenzi, presidente AMCI, e seguito dagli interventi di Marcella Coppa, direttore regionale della Pastorale della salute, e del dott. Simone Pizzi, direttore dell’Ufficio diocesano della Pastorale della salute che ha introdotto, tra gli altri, il tema delle “povertà sanitarie“, ha offerto nella parte centrale l’atteso intervento del prof. Gianni Cervellera.
Il relatore ha guidato i presenti in un percorso alla scoperta del senso della cura e ha proposto due elementi: la cura come dimensione costitutiva di ogni persona e la cura come comprensione. Ci prendiamo cura di noi stessi per quel senso di autostima che governa la vita e ci prendiamo cura degli altri perché ci sono cari e non possiamo farne a meno. Ancor di più, quando siamo attraversati dalla sofferenza, dalla malattia, il disagio maggiore spesso deriva dal non sentirsi compresi. Compito del professionista, come di chiunque operi in sanità, è comprendere la condizione fisica e psichica del paziente. Nella seconda parte del suo discorso, il relatore ha affascinato con la metafora delle note in cui si scompone un profumo, per parlarci degli aspetti relazionali che influenzano il rapporto di cura. Così le note di testa sono le emozioni che intervengono a favorire o turbare la relazione; le note di cuore sono i sentimenti più profondi che entrano in gioco dopo le prime reazioni e sono, appunto, la parte centrale e decisiva. Infine, le note di fondo sono gli affetti e il positivo che rimane anche quando il percorso terapeutico è giunto al termine. Interessante il riferimento ad un noto episodio evangelico, quello della donna di Betania che versa un profumo costoso sui piedi di Gesù. I discepoli dicono che è uno spreco, ma Gesù accetta quel gesto. Di rimando noi possiamo affermare che nulla è sprecato di ciò che si fa per curare un malato, anzi è l’unica situazione in cui l’eccesso non guasta. A supporto delle parole sono state presentate due immagini artistiche di intenso significato: la crocifissione di Grünewald e gli affreschi della Sala del pellegrinaio di Siena.
La conclusione è stata affidata all’Arcivescovo Angelo Spina, che ha focalizzato l’attenzione sulla compassione ( con-patire) di Gesù, quando incontrava i malati e li guariva. Compassione incorniciata nella icona dell’ esperienza di Francesco d’Assisi con il lebbroso, che il santo stesso descrive come ripugnante … “ma Francesco non guarda il cielo seguendo una dimensione spiritualista, non guarda la terra, sottratto da una distrazione materialista, ma guarda orizzontalmente il lebbroso, coinvolto in una dimensione umana e per questo bacia il lebbroso”. Abbiamo tutti bisogno di chi si prende cura di noi per vivere in letizia!
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