Si è svolta oggi presso le Terme dell’Aspio di Camerano la tradizionale festa del primo maggio delle Acli marchigiane, giunta alla 42esima edizione. Dopo il saluto del sindaco Oriano Mercante e del presidente regionale delle Acli Luigi Biagetti, è stato consegnato il premio “Bruno Regini cultura per la solidarietà” e Mons. Angelo Spina ha presieduto la Santa Messa, durante la quale ha ricordato la figura di San Giuseppe artigiano e ha pregato affinché a «nessuna persona manchi il lavoro, perché tutti siano giustamente pagati, e possano godere della dignità del lavoro».
Tante persone hanno partecipato alla festa e hanno ascoltato il presidente regionale delle Acli Luigi Biagetti che ha presentato la ricerca “Lavorare pari: dati e proposte sul lavoro tra impoverimento e dignità”, realizzata dall’Area Lavoro Acli in collaborazione con l’IREF e il CAF Acli. Dallo studio emerge che «è in aumento il lavoro povero. Oggi il 30% dei lavoratori, in particolare giovani e donne, pur lavorando hanno uno stipendio al limite della povertà. Non basta più avere un lavoro, ci vuole un lavoro buono e dignitoso». Per una dignità nel lavoro, le Acli propongono «più e migliori controlli su sicurezza, regolarità contrattuale e illegalità. Un salario minimo sì, ma legato a contratti collettivi nazionali con vantaggi per tutti, legando il mancato rinnovo dei contratti a delle sanzioni. Allo stesso tempo si potrebbero premiare quelle aziende che promuovono contratti migliorativi, investendo nella conciliazione tempo/lavoro, parità di genere, formazione e coinvolgimento dei lavoratori». Biagietti ha poi parlato anche dell’importanza della «formazione professionale, mettendo al centro il contratto di apprendistato come forma privilegiata di apprendimento e inserimento nel mondo del lavoro, adeguatamente pagato» e ha sottolineato che «siamo il paese con il tasso di occupazione femminile più basso. Se vogliamo mettere questo tema al centro delle politiche di crescita, dobbiamo farlo investendo nei servizi integrati in ambito sociale, economico e culturale oltre che lavorativo. Un altro tema trasversale che le Acli sollecitano da oltre 20 anni è anche la formazione permanente».
Prima della Santa Messa, come da tradizione, è stato consegnato il premio “Bruno Regini cultura per la solidarietà”, un riconoscimento giunto alla 24esima edizione che viene assegnato a personalità che si sono distinte, in ambito regionale, per la creazione e la diffusione della cultura della solidarietà. Quest’anno sono stati premiati Patrizia Viviani e Marco Giacoboni, genitori della giovane Giorgia, i quali hanno fatto proprio il messaggio della speranza cristiana, trasformando la dolorosa perdita della propria figlia, in una concreta esperienza di solidarietà, fondando l’ODV “Il sole di Giorgia”, associazione che promuove e svolge attività di assistenza concreta e psicologica in favore dei bambini ospedalizzati e delle loro famiglie. È poi iniziata la Santa Messa e all’inizio della celebrazione l’Arcivescovo ha ringraziato tutti i presenti, tra cui il direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro Paolo Perucci e i membri della consulta, il parroco di Camerano don Aldo Pieroni, il presidente del Circolo Acli “Umbriano” di Camerano Ennio Polenta che ha promosso la festa con le altre Acli delle Marche.
Commentando la prima lettura. tratta dal libro della Genesi, l’Arcivescovo ha parlato dell’opera creatrice di Dio. «Dio ha creato l’uomo e il creato – ha spiegato – possiamo dire che è stato un po’ come un lavoro, e poi ha contemplato la bellezza della creazione. Dio chiama l’uomo ad essere collaboratore, lo mette nel giardino e gli affida il doppio compito di coltivare e di custodire. L’uomo è chiamato a lavorare e a contemplare ciò che ha realizzato. San Paolo nella seconda lettera ai Tessalonicesi dice: “Chi non vuol lavorare, neppure mangi”. Ognuno deve collaborare, fare la sua parte e lavorare. Allo stesso tempo l’uomo non è stato creato per essere schiavo, con un lavoro che lo offende, non adeguatamente pagato. Purtroppo nella vita dell’uomo è entrato il peccato che ha sfigurato questa opera della creazione e ci sono sfruttamento, sopraffazione, lavori in nero, che provocano una mancanza di rispetto verso gli altri e danni ambientali. Il lavoro che facciamo deve essere sempre sostenibile per la persona e per l’ecologia ambientale. Noi non siamo i padroni della creazione, ma ne siamo i custodi».
Mons. Angelo Spina ha quindi spiegato che il lavoro ha una «dimensione antropologica, cioè umana, e una dimensione sociale perché ci tiene insieme. Siamo connessi l’uno con l’altro e ciò che produciamo è per gli altri. Ha poi una dimensione economica che, purtroppo, oggi ha preso il sopravvento, e ha una dimensione spirituale. C’è una preghiera che faccio durante i pasti: “Signore, dà il pane a chi ha fame e dà la fame a chi ha il pane. Molti non hanno il pane e lo vorrebbero, altri il pane ce l’hanno ma sono malati e non possono mangiarlo. La stessa cosa vale per il lavoro. Dobbiamo prenderci cura del lavoro e il lavoro si deve prendere cura di noi. Deve esserci questa reciprocità. Quindi oggi preghiamo: “Signore, dà il lavoro a chi non ce l’ha e aiuta a lavorare chi ce l’ha”. Durante la messa, offriamo al Signore il pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Solo Gesù lo può trasformare in pane di vita eterna e può trasformare il nostro sudore e la nostra fatica nella gioia della condivisione. L’eucarestia, pane spezzato, ci invita nelle nostre case e nei luoghi di lavoro a prenderci cura del lavoro, ma anche il lavoro deve prendersi cura di noi». La festa è proseguita con il pranzo all’aperto, stand gastronomici, giochi e balli con l’orchestra “Roberto Anselmi”.
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