“Pellegrini di speranza” è stato il tema della XV Giornata diocesana delle Confraternite e Pie Unioni, vissuta domenica 25 febbraio presso l’Istituto S. Anna e la chiesa Collegiata S. Stefano di Castelfidardo. All’inizio dell’incontro, il direttore diocesano delle Confraternite don Enrico Bricchi ha raccontato la storia delle Confraternite, come sono cambiate nel corso degli anni, e ha annunciato che quest’anno ne è nata una nuova a Castelfidardo: la Confraternita del Santo Rosario formata da alcune donne che ogni giorno recitano il rosario prima della santa messa.
«In totale le Confraternite sono 17 – ha detto don Enrico – a servizio della comunità e delle parrocchie. Nacquero come servizio per le varie necessità di pellegrini e bisognosi, quando furono organizzati i pellegrinaggi che da tutta Europa passavano dalla tomba di S. Giacomo fino a quella di San Pietro a Roma. Oggi stiamo attraversando momenti difficili per la fede, c’è una grande confusione. Occorre che, fra le tante incertezze che caratterizzano il nostro tempo, ci fidiamo dello Spirito Santo che è Signore e dà la vita. Anche oggi, come allora, siamo chiamati a evangelizzare sapendo che il cristianesimo si diffonde con il dialogo e la testimonianza umile e credibile. Si espande per attrazione e con un linguaggio che parla al cuore e non solo alla mente».
È seguita la riflessione dell’Arcivescovo sul tema della speranza, spiegata con un’immagine. «Con il battesimo – ha detto – abbiamo ricevuto le virtù teologali della fede, speranza e carità. Se prendiamo un arco, abbiamo bisogno di una tensione per scoccare le frecce. L’arco rappresenta la fede, le frecce la carità, e la speranza è la tensione, la fiducia in Dio. Molte volte però abbiamo sfiducia, paura e timore. Cosa minaccia la speranza? Se guardiamo il mondo, vediamo tante guerre, l’inquinamento, i cambiamenti climatici. Il Papa ha quindi chiesto che il 2024 fosse l’anno della preghiera, perché si è spenta la speranza. La preghiera mette le ali alla speranza affinché non si spenga. I compiti principali delle Confraternite sono la preghiera e l’adorazione al Santissimo Sacramento, che sono segni di speranza».
Mons. Angelo Spina ha quindi spiegato cosa è la preghiera, «perché possiamo dire tante preghiere ma non pregare. Il Santo Curato d‘Ars ci insegna che la preghiera non è tanto dire qualcosa, ma guardare Gesù eucarestia. Il santo narrava di un contadino che tutte le sere, alla stessa ora, entrava nella chiesa della sua parrocchia, si sedeva nell’ultimo banco e guardava fisso il Tabernacolo. Un giorno gli chiese: “Cosa fate?”. Il contadino rispose: “Io guardo Lui e Lui guarda me”. Questa è la preghiera: tu guardi il Signore e Lui guarda te, come due innamorati. Quando uno si sente amato, ama. La preghiera non è tanto dire le preghiere, ma amare e prima di amare è importante lasciarsi amare». L’Arcivescovo ha poi spiegato la preghiera del Padre nostro, ricordando innanzitutto che Dio è «un papà e noi siamo figli e fratelli». Ha poi sottolineato l’importanza di fare la volontà di Dio e di perdonare il prossimo e, parlando dell’episodio del Vangelo sulla guarigione del servo del centurione, ha ricordato che «la preghiera fatta con il cuore arriva al cuore di Dio. Pensate alle persone che avete nel cuore e pregate per loro. Con la preghiera possiamo essere pellegrini di speranza».
Al termine dell’incontro, è iniziata la processione eucaristica, a cui hanno partecipato le Confraternite. Tra canti e preghiere, l’Arcivescovo ha portato il Santissimo Sacramento nelle vie intorno alla parrocchia Collegiata, dove poi è stata celebrata la Santa Messa e sono stati consegnati gli attestati di partecipazione alle Confraternite presenti.
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