Più di 200 coristi e musicisti hanno partecipato al laboratorio corale “Tante voci, un solo spirito” con Mons. Marco Frisina, organizzato sabato 16 e domenica 17 marzo nella Cattedrale di San Ciriaco, dall’Ufficio pastorale diocesano di Musica Sacra, diretto da don Franco Marchetti, in collaborazione con l’Ufficio pastorale diocesano Liturgia e Ministeri istituiti, diretto da don Lorenzo Rossini. Accolto da Mons. Angelo Spina e dal direttore della Cappella musicale San Ciriaco Tullio Andrioli, Mons. Frisina ha parlato del coro che deve essere a servizio dell’assemblea liturgica.
«Un coro deve essere umile – ha spiegato – perché svolge un ministero per il bene della Chiesa: il ministero della lode e dell’animazione del popolo di Dio. Non deve esibirsi, il coro loda Cristo insieme ai fratelli e alle sorelle dell’assemblea liturgica. Anche Gesù ha cantato, ad esempio i salmi li cantava, lo ha fatto nel tempio durante le feste di Pasqua e a Cana. E sulla croce quando ha citato il salmo 22. Questo significa che dobbiamo prendere sul serio il nostro ministero. Ogni volta che vi riunite in coro ricordate che siete la Chiesa che loda Dio. Ci sono regole spirituali e liturgiche per cantare in un coro, ma soprattutto ci vuole il cuore giusto. Si deve cantare non solo con la voce, ma soprattutto con il cuore, perciò il coro deve essere preparato sia musicalmente che spiritualmente. Dovrebbe avere un momento di preghiera fisso, di ritiro e di formazione liturgica e spirituale, proprio perché svolge un ministero. Il coro è un mistero di comunione che unisce ed eleva verso Dio. Bisogna quindi stare attenti che ci sia sempre armonia nel coro. Quando ci si vuole bene, si canta meglio. Voi siete la parte dell’assembla che canta meglio, avete una bella voce, conoscete la musica e siete gli animatori dell’assemblea liturgica. Aiutate il popolo di Dio a compiere il suo ministero di lode». Ha poi parlato dei “peccati” dei coristi, come «la vanità, il desiderio di stare sempre in prima fila, l’incostanza alle prove, i dissidi e le gelosie, la vergogna degli uomini a cantare».
Mons. Frisina ha quindi sottolineato che «il canto liturgico fa parte integrante dell’azione liturgica. Ad una celebrazione senza canto manca qualcosa». Ha poi parlato del triduo pasquale che è la «liturgia per eccellenza della Chiesa. Va preparato con la massima attenzione perché il triduo ci parla di come deve essere ogni domenica la messa. Il giovedì santo, ad esempio nel momento dell’offertorio, c’è un canto obbligatorio (Ubi Caritas). Anche il venerdì santo ci sono dei canti previsti, ad es. l’inno alla croce, e questo ci ricorda che i canti non vanno scelti secondo criteri soggettivi, in base ai gusti personali. È la liturgia che suggerisce cosa dobbiamo scegliere e, quindi, i canti vanno preparati. Non va bene che i coristi arrivano in chiesa mezz’ora prima dell’inizio della messa e si chiedono: cosa cantiamo oggi? Attenzione quindi alla preparazione: i canti devono essere pertinenti alla liturgia che si celebra. Prima di scegliere i canti bisogna leggere le letture, affinché i canti contribuiscano a una maggiore interpretazione delle letture e a una più profonda preghiera del popolo di Dio».
Altri punti fondamentali: la comunione e la partecipazione. «La celebrazione non deve essere un concerto – ha detto Frisina – il coro deve essere unito e il popolo di Dio deve partecipare. Si tratta di una partecipazione interiore, ecco perché la scelta dei canti deve essere giusta, ed esteriore perché i fedeli sono chiamati a cantare. Come fare? Facendo le prove dei canti. Come le fa il coro, le deve fare l’assemblea. Uno di voi deve istruire l’assemblea e dirigerla se possibile. Sarebbe bello se ogni domenica, prima della messa, riusciste a provare almeno un canto insieme all’assemblea. Durante la Messa quindi cantano l’assemblea, il coro, il solista e il celebrante. Il celebrante è il primo che offre tutta la preghiera della Chiesa e tutto il canto al Signore, compreso il suo. Tutto concorre alla lode, ma inizia tutto dal cuore di chi loda».
Dopo l’intervento di Mons. Frisina, è iniziato il laboratorio corale a cui hanno partecipato 230 persone, tra coristi, strumentisti, direttori attivi nel servizio musicale liturgico e animatori liturgici. Prima dividendosi in gruppi e poi provando insieme, hanno cantato e suonato quattro brani di Frisina: “Nostra gloria è la croce di Cristo”, “Il Signore è mia luce e salvezza”, “O Signore nostro Dio”, “Chi ci separerà”. Come ha spiegato ai presenti il Maestro Tullio Andrioli, il workshop è stato pensato come «occasione di incontro, condivisione e studio, un incoraggiamento a migliorare la qualità del servizio sia nei confronti della liturgia sia della prassi musicale». Anche lo scorso anno era stato organizzato un laboratorio corale che vide come ospite Therese Henderson, compositrice di molti dei brani eseguiti dai Gen Verde.
Sabato 16 marzo il workshop si è concluso con la preghiera corale conclusiva e i brani del laboratorio. Il giorno dopo, domenica 17 marzo, tutti i partecipanti al workshop si sono ritrovati in Cattedrale per cantare insieme durante la celebrazione eucaristica, presieduta alle ore 12 da Mons. Angelo Spina e concelebrata da Mons. Frisina, dal vicario generale della diocesi don Luca Bottegoni e da don Franco Marchetti. È stato un momento di comunione e unità per i coristi e gli strumentisti che hanno animato la celebrazione e hanno intonato i brani di Frisina, che ha tenuto l’omelia durante la santa messa. L’Arcivescovo ha quindi ringraziato Mons. Frisina, compositore e direttore di coro, che oltre ad essere autore di numerosi canti liturgici conosciuti e apprezzati in Italia e all’Estero, di musiche per spettacoli teatrali e produzioni cinematografiche, nel 1984 ha fondato il Coro della Diocesi di Roma, con il quale anima le più importanti liturgie, alcune delle quali presiedute dal Santo Padre. «Con il suo servizio – ha detto Mons. Angelo Spina – ci ricorda che è importante cantare al Signore con gioia, lodarlo e benedirlo. Tutta la nostra vita deve essere un canto di lode alla Santissima Trinità».
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