I cresimandi hanno vissuto un pomeriggio con giochi, testimonianze e musica al Palabaldinelli di Osimo, insieme a Mons. Angelo Spina, ai genitori e ai catechisti. Martedì 2 aprile i ragazzi provenienti da tutte le parrocchie della diocesi si sono riuniti nel palazzetto dello sport, dove sono stati accolti dai giovani della Pastorale giovanile che hanno animato l’incontro. Appena arrivati, i cresimandi hanno attaccato un post-it colorato con il proprio nome sulla mappa della diocesi e, tramite smartphone, sono stati invitati a indicare tre parole per descrivere la cresima. Con le loro risposte è stata creata una Word Cloud, una nuvola virtuale in cui sono comparsi i termini indicati dai ragazzi. C’è chi ha inviato la parola “catechismo”, chi “Spirito Santo”, “confermazione, “fiducia”, “sacramento, “eccomi”.
Durante il pomeriggio si sono alternati altri momenti di gioco e di musica, con un quiz sui doni dello Spirito Santo e le canzoni di due giovani. Suonando la chitarra, Leo Paciock ha cantato il suo brano “Hakuna Matata” e Boma ha intonato la sua canzone “Bolla”. Il momento centrale è stata la testimonianza di Dario Reda, giovane insegnante di scienze motorie in una scuola superiore di Padova, che è entrato nel palazzetto con la sua bici e ha raccontato come si è convertito alla fede cristiana in età adulta. Padre musulmano e madre cattolica ma non praticante, si è avvicinato alla fede grazie alla sua passione per il calcio. Tifoso dell’Inter e del calciatore Adriano, ha raccontato che rimase colpito quando il suo idolo, dopo aver segnato un gol, si alzò la maglietta e mostrò la scritta “Fil 4,13”. Incuriosito, scoprì che si trattava della frase di san Paolo: “Tutto posso in colui che mi dà forza”.
«Tre sono stati i punti fermi nella mia vita – ha raccontato – il mio idolo Adriano, mia nonna che era cattolica e ha pregato tanto per me, e Irene, una ragazza che un giorno mi invitò a partecipare con lei alla messa nella sua parrocchia. Per stare con Irene, andavo tutte le domeniche a messa con lei, finché un giorno mi disse che era malata e sarebbe rimasta a casa. In quell’istante pensai: “Che bello, questa mattina posso dormire un po’ di più”, ma poco dopo sentii il bisogno di andare a messa. Quel giorno andai nella mia parrocchia, guardai il Crocifisso e pensai: “Sono a casa”. Presi il foglietto delle letture e mi accorsi che c’era un proprio un brano tratto da una lettera di San Paolo. I genitori di Irene, poi mi dissero “Ma sai che si può diventare cristiani anche da grandi?”. Andai quindi dal mio parroco, don Alberico, e gli disse che volevo diventare cristiano».
Dario ha così iniziato un cammino che lo ha portato a ricevere i sacramenti del battesimo, dell’eucaristia e della cresima la notte di Pasqua del 2011, all’età di 21 anni: «Quello che ricordo di quella sera è la gioia che ho provato. Dopo tre ore e mezza di celebrazione ho fatto tre cose: saltavo, abbracciavo le persone accanto a me, anche chi non conoscevo, e sorridevo sempre». Dario ha così parlato dell’importanza dei sacramenti ricevuti. «All’inizio pensavo che finalmente non dovevo più pedalare nella vita, – ha detto – qualcun altro l’avrebbe fatto al posto mio. Poi però ho capito che Gesù cammina accanto a noi, come ha camminato accanto ai discepoli di Emmaus. Stare accanto a qualcuno vuol dire “ci sono”, c’è una presenza, ma non vuol dire che c’è qualcuno che fa le cose al posto mio. La cresima è responsabilità. Se la cresima si chiama anche “confermazione”, devo sapere cosa sto confermando. Voi sapete perché state facendo la cresima? Questa domanda porta a muoversi. Si passa da “qualcuno fa al posto mio” e, quindi, dallo star seduti, a “inizio a farmi le domande e a camminare”. Ogni giorno ci vogliono attenzione e impegno per portare avanti una relazione con una ragazza, l’allenamento prima di una partita. La stessa cosa vale per il rapporto con Gesù, che va coltivato. Vi faccio una domanda: voi conoscete una felicità che non dipende da come vi vanno le cose? Gesù può darvi questa felicità. Buona cresima, buon cammino e buona relazione con Gesù Cristo».
Dopo la testimonianza di Dario, la Pastorale giovanile ha intervistato i giovani animatori ed educatori del catechismo, dell’oratorio, degli scout e dell’Azione Cattolica, ed è intervenuto il gruppo scout Banzaiii. Infine Mons. Angelo Spina ha ringrazio il Sindaco e l’Amministrazione comunale che hanno messo a disposizione il Palabaldinelli, i catechisti, i genitori, i sacerdoti e tutti i ragazzi, ai quali ha chiesto se ricordano la data del loro battesimo. «La data del battesimo va festeggiata ogni anno come un secondo compleanno – ha detto – perché è molto importante. Quel giorno infatti siamo nati alla vita cristiana, alla vita in Gesù, che dura per sempre, che è una vita eterna, per sempre. Poi siamo entrati nella grande famiglia della Chiesa, e lo Spirito Santo è venuto ad abitare in noi e non ci abbandona più; e infine abbiamo ricevuto l’eredità più grande che ci sia: il paradiso! Pensate che dono immenso è il battesimo! È una nuova nascita. Gesù ci ha unito a sé con la sua morte e risurrezione. Siamo suoi. Siamo di Gesù, siamo cristiani». Proiettando poi l’immagine del Crocifisso di San Damiano, l’Arcivescovo ha sottolineato che «se guardiamo Gesù crocifisso ci parla, ci dice: “Ti amo da morire”. Sulla croce Gesù all’odio ha risposto con l’amore, alla vendetta ha risposto con il perdono, alla violenza ha risposto con la pace. Ecco le parole che Gesù ci ha donato: amore, perdono, pace. E quando seguiamo Lui, come discepoli vivendo così, siamo nella gioia, stiamo bene. Ci sentiamo veri amici, e la vita è come una primavera fiorita e profumata.
E con la cresima cosa succede? Succede che tutto questo viene confermato, cioè reso più saldo, più forte. Da chi? Prima di tutto dallo Spirito Santo che è Signore, è Dio che dà la vita, che ci rinnova con i suoi doni; poi dalla Chiesa, che ci affida il compito di annunciare Gesù e il suo Vangelo; e infine da noi stessi, che accettiamo questa missione come un impegno personale, da protagonisti e non da spettatori». L’Arcivescovo ha quindi fatto l’esempio di Carlo Acutis, «un giovane appassionato di Gesù. Era molto bravo a muoversi su Internet e l’ha utilizzato a servizio del Vangelo, diffondendo l’amore per la preghiera, la testimonianza della fede e la carità verso gli altri. Carlo ha vissuto con grande impegno queste tre cose: preghiera, testimonianza e carità. Stava molto tempo con Gesù, specialmente nella Messa, a cui partecipava ogni giorno, e pregava davanti al Tabernacolo dove c’è Gesù nell’Eucaristia, per poi annunciare a tutti, con le parole e con gesti d’amore, che Dio ci ama e ci aspetta sempre». Mons. Angelo Spina ha quindi fatto un invito ai giovani: «Mentre si avvicina il giorno della vostra cresima, andate da Gesù, incontratelo, e poi dite a tutti che è bello stare con Gesù, perché ci ama e ci aspetta sempre! Gridate a tutti questo messaggio: non solo con le parole, ma soprattutto con gesti d’amore: aiutando gli altri, specialmente chi ha più bisogno. Siate testimoni di quanto è bello stare con Gesù e di quanto Lui ci ama».
L’Arcivescovo, i giovani, i catechisti e i genitori hanno poi pregato insieme un’Ave Maria per chiedere il dono della pace nel mondo e, prima di tornare a casa, i ragazzi hanno ricevuto in dono un cartoncino con raffigurati la colomba dello Spirito Santo e i sette doni (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio) e dietro la preghiera che hanno recitato tutti insieme: «Lo Spirito Santo sia da ora in poi il tuo compagno di vita, la tua guida, il tuo faro. Lasciati ispirare e condurre per mano ogni giorno della tua vita».
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