La comunità parrocchiale di San Paolo Apostolo ha accolto Mons. Angelo Spina che, lunedì 29 aprile, ha iniziato la sua visita pastorale nella chiesa del quartiere di Vallemiano. Dopo il tradizionale rito di accoglienza con il bacio del Crocifisso, l’aspersione dei fedeli con l’acqua benedetta e l’adorazione silenziosa davanti al Santissimo Sacramento, il parroco don Mihajlo Korceba ha presentato la comunità e ha raccontato la storia della chiesa.
«Negli anni ’60 – ha spiegato – un giovane prete milanese don Piero e un gruppetto di ragazzi hanno gettato un seme di spiritualità nel quartiere di Vallemiano. In uno scantinato di via Vallemiano 31 c, si alternavano messa, catechismo e vari incontri. Nel 1963 venne poi eretta all’incrocio con via Macerata la chiesetta di legno, dedicata a San Paolo, però purtroppo con il terremoto del 1972 venne svuotata di altare e panche e si riempì di letti. Nel frattempo la Curia acquistò dal Comune di Ancona l’area della “serra comunale” e avviò i lavori del nuovo complesso parrocchiale per rispondere alle esigenze di una chiesa più grande rispondente alla più che raddoppiata popolazione del quartiere. Nella Pasqua del 1978 venne inaugurata la nuova chiesa di San Paolo, dono del vescovo (area, muratura, infissi) e dei parrocchiani (pavimento, panche, impianto termico e tutto il resto)».
Don Mihajlo ha poi raccontato il susseguirsi di altri lavori che hanno permesso nel corso degli anni la realizzazione di nuovi locali accanto alla chiesa, tra cui le stanze per il catechismo e gli scout, le sale per le riunioni e la casa per i sacerdoti. Anche l’area esterna è stata sistemata con il campo da calcetto. Ricordando poi tutti i parroci e i vice parroci che si sono alternati negli anni, don Mihajlo ha presentato la comunità, spiegando che «sono attivi il gruppo catechisti che si occupa del catechismo e di altre esigenze della parrocchia, i ministri straordinari della comunione, il gruppo preghiera, il gruppo anziani, il doposcuola, il Centro Caritas, una bocciofila, il teatro San Paolo e il gruppo scout. Sono presenti come cappellanie due comunità di immigrati: latino-americana di lingua spagnola e ucraina di rito bizantino». Inoltre ha parlato della difficoltà legata alla distanza di alcune abitazioni rispetto alla chiesa.
L’Arcivescovo ha ringraziato la comunità per l’accoglienza e ha sottolineato che «è una parrocchia che si tinge di colori, con tante etnie di cui è fatta la nostra città. Ad Ancona su 100mila abitanti, 14mila persone non sono italiane e le etnie sono 101. È importante che camminiate insieme a queste comunità. Il centro della visita pastorale è Gesù, buon pastore che dona la vita per il suo gregge. In questi giorni Lui desidera incontrare ciascuno di voi. Come successore degli apostoli sono venuto per ascoltarvi e confermarvi nella fede, per questo ogni sera farò una riflessione sul Credo Apostolico». Mons. Angelo Spina ha poi parlato di San Paolo, a cui è dedicata la chiesa, «un uomo che si è lasciato incontrare dal Signore. Era contro i cristiani, ma incontra il Signore sulla via di Damasco e cambia vita. Per la fede Paolo ha subito cose inenarrabili, è stato più volte flagellato, carcerato, ma il Signore lo ha sempre riportato alla vita. Nella lettera ai Galati parla di Gesù e dice: “Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per Me”. Che bella professione di fede. Paolo ha portato il Vangelo anche ai pagani, ai lontani, e ci insegna che la Parola di Dio deve essere annunciata a tutti, ai vicini che devono essere rievangelizzati e ai lontani che devono ricevere la buona notizia del Vangelo».
È poi iniziata la Santa Messa, concelebrata da don Mihajlo e dal viceparroco don Isidoro, con la prima catechesi sul Credo Apostolico. L’Arcivescovo ha spiegato che il «dono della fede lo abbiamo ricevuto il giorno del battesimo» e ha invitato i fedeli a domandarsi non tanto perché vivono, ma «per chi vivono? Qual è lo scopo della loro vita?». Dopo la celebrazione eucaristica, l’Arcivescovo ha incontrato i ragazzi del Laboratorio Teatrale San Paolo che opera dal 1999 nella città di Ancona mettendo in scena opere di genere musicale sia conosciute che inedite. Nato come gruppo parrocchiale, è diventato Associazione l’8 dicembre 2003 ed è stato riconosciuto Onlus il 14 gennaio 2004 grazie all’operato dei suoi volontari. L’Associazione usa il teatro, la danza e la musica come metodi educativi per i ragazzi che, in occasione della visita dell’Arcivescovo, hanno mostrato alcune scene dello spettacolo che stanno preparando.
Mons. Angelo Spina si è complimentato con i ragazzi e ha poi incontrato il gruppo dei catechisti. Questi hanno raccontato che negli ultimi anni i bambini sono tanto cambiati e che comunque cercano di coinvolgere nella catechesi anche i genitori. «Noi cerchiamo di seminare, Gesù farà germogliare i semi», ha detto una catechista. «Mettiamo anima e cuore per coinvolgerli e, con la nostra testimonianza, cerchiamo di far capire loro quanto ciò che leggiamo nel Vangelo sia attuale e che essere cristiani significa vivere la Parola di Dio nella vita quotidiana, a scuola o quando si gioca», ha detto un altro catechista.
L’Arcivescovo ha spiegato che la Chiesa diocesana si è interrogata in questi ultimi anni sulla catechesi e il 10 maggio sarà consegnato un documento a tutti i catechisti, sulle scelte pastorali per l’annuncio e la catechesi e gli itinerari per l’iniziazione cristiana. Il tema centrale è come trasmettere la fede, con un cammino di catecumenato non tanto fatto di teoria, ma di testimoni. La pastorale familiare seguirà quindi i fidanzati e li aiuterà a scoprire la loro vocazione al matrimonio. A partire dai sei anni ai ragazzi sarà proposto un cammino, ma i primi che devono guidare i figli nel cammino della fede sono i genitori. Oggi purtroppo i ragazzi sono sospesi e hanno paura del futuro, perché vivono sempre connessi in un mondo virtuale. Come invece ha detto il Papa ai giovani a Venezia, si può utilizzare lo smartphone ma non si deve rimanere sempre connessi perché è importante creare le relazioni. Queste si vivono in famiglia e con la comunità parrocchiale che accoglie e propone un cammino».
L’Arcivescovo ha poi cenato con i catechisti e i capi scout, condividendo con loro un momento di conoscenza e fraternità. Dopocena i capi scout si sono presentati e hanno raccontato che il gruppo scout è presente nella parrocchia da più di 40 anni e che da tre anni, dopo il covid, è gemellato con il gruppo scout della parrocchia delle Grazie. L’Arcivescovo ha parlato della trasmissione della fede e dell’importanza per il cammino Agesci di «percorrere un binario umano e spirituale. bambini sono a contatto con la natura e vivono tra di loro dialogo e relazioni, ma sono fondamentali anche la fede e la centralità dell’eucaristia».
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