In occasione della giornata mondiale del migrante e del rifugiato, venerdì 20 settembre è stata organizzata la veglia dei popoli presso l’oratorio salesiano della parrocchia Sacra Famiglia di Ancona. Dopo un primo momento di animazione con i bambini provenienti da varie nazionalità del mondo, è iniziata la veglia a cui hanno partecipato tantissime persone straniere che abitano ad Ancona e frequentano l’oratorio interculturale. Guidati da Mons. Angelo Spina e accompagnati da alcune testimonianze, i presenti hanno camminato insieme fermandosi in tre zone dell’oratorio, dove hanno meditato alcuni passaggi delle Scritture e del messaggio scritto dal Santo Padre per questa giornata.
“Dio cammina con il Suo popolo” è il tema scelto da Papa Francesco per la 110esima giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebrerà domenica 29 settembre. Ricordando ancora una volta che nel volto dei migranti c’è Cristo, il Papa ha sottolineato che la gente che lascia la propria terra si affida a Dio come «compagno di viaggio, guida e ancora di salvezza». Ne sono segno tutti i simboli religiosi cristiani che riemergono ogni volta dalle drammatiche traversate: «Quante bibbie, vangeli, libri di preghiere e rosari accompagnano i migranti nei loro viaggi attraverso i deserti, i fiumi e i mari e i confini di ogni continente». A Dio si affidano i profughi prima di partire: «A Lui ricorrono nelle situazioni di bisogno. In Lui cercano consolazione nei momenti di sconforto. Grazie a Lui, ci sono buoni samaritani lungo la via. A Lui, nella preghiera, confidano le loro speranze». Il Papa quindi invita ad «unirsi in preghiera per tutti coloro che hanno dovuto abbandonare la loro terra in cerca di condizioni di vita degne», sentendosi «in cammino insieme a loro» e facendo «sinodo insieme».
Anche le famiglie e i giovani italiani e stranieri che hanno partecipato alla veglia hanno camminato insieme all’interno dell’oratorio, fermandosi in tre tappe. Nella prima è stata ascoltata la testimonianza di migranti italiani in Argentina. Laura Pergolesi ha raccontato che i suoi nonni «partirono da Ancona nel 1922. Mio nonno era appena tornato dalla guerra e mia nonna era incinta del terzo figlio. Raggiunsero l’Argentina, dove nacquero altri undici figli. I miei genitori ci hanno trasmesso tanto amore per la nostra terra di origine, così alcuni anni fa sono tornata ad Ancona. Pensavo di rimanere solo due anni e invece sono già 22 anni che vivo qui. Mi sento integrata e faccio parte dell’associazione Terza Via che accoglie donne migranti. È uno spazio di condivisione per donne italiane e straniere, in cui si cammina e si cresce insieme».
Nella seconda tappa è stata ascoltata la testimonianza di don Massimiliano Civinini, incaricato dell’oratorio salesiano: «È un luogo di accoglienza di ragazzi di tutto il mondo. In questo quartiere, Piano San Lazzaro, vivono persone provenienti da varie nazionalità che frequentano il nostro oratorio. Convivono insieme, si vogliono bene e si impegnano per creare un mondo migliore. Questo è l’oratorio di don Bosco: un luogo per ragazzi dove possono incontrarsi, crescere insieme, diventare buoni per Dio e per gli altri».
La terza testimonianza è stata quella di don Sandro Messina, direttore dell’ufficio Migrantes di Fano e referente regionale della Fondazione Migrantes. Don Sandro è rientrato da poco da una missione nel Mediterraneo dove – con la benedizione della Conferenza Episcopale Italiana e il finanziamento di Migrantes nazionale – ha partecipato a ben tre operazioni di salvataggio dei migranti a supporto della missione “Sar” (ricerca e soccorso) promossa da Mediterranea Saving Humans. «In 14 ore abbiamo – ha raccontato – abbiamo salvato 182 persone. Porterò sempre nel cuore gli occhi pieni di felicità di queste persone, uscite dal tunnel della tortura e della sofferenza. Per loro è stata una rinascita poter riprendere in mano la loro vita, dopo aver attraversato morte e dolore. Ciò che è importante adesso è che non li facciamo naufragare nel mare dell’indifferenza. È compito di ciascuno di noi avere un atteggiamento di accoglienza, tendere la mano a chiunque incontriamo sulla nostra strada».
Al termine della veglia e prima della benedizione finale, Mons. Angelo Spina ha sottolineato che «tutti siamo figli di Dio. Anche se siamo diversi per colore della pelle e religione, Dio ci considera tutti suoi figli e per questo siamo fratelli e sorelle. Nessuno deve essere escluso. La giornata mondiale del migrante e del rifugiato ci ricorda che il primo che si è mosso è stato Dio. Lui si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Poi si è anche commosso, ha visto la nostra povertà e ci ha accolto sulla croce con il suo abbraccio di amore. Dio ama ciascuno e tutti allo stesso modo, fa sorgere il sole sopra tutti e non esclude nessuno. Camminare con Gesù significa accogliere l’amore di Dio e donarlo agli altri, considerandoli nostri fratelli». L’Arcivescovo ha poi ricordato che ad Ancona «su 100mila abitanti, 14mila persone non sono italiane» e ha ringraziato chi si impegna per l’accoglienza e l’integrazione.
Dopo la veglia c’è stata la cena etnica in condivisione. Le famiglie provenienti da varie parti del mondo hanno preparato piatti tipici dei loro paesi, mentre dopocena c’è stato l’incontro “Vite salvate nel mare dell’indifferenza” in cui è stata ascoltata la testimonianza di don Sandro Messina che ha raccontato l’operazione di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo a cui ha partecipato quest’estate e ha parlato della missione partita dal Porto di Trapani il 24 agosto.
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