Sull’accompagnamento spirituale degli ammalati è stata incentrata la riflessione di don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale della Pastorale della Salute, rivolta ai ministri straordinari della comunione. Domenica 15 dicembre, presso il Salone Mamma Margherita della parrocchia dei Salesiani, don Massimo ha spiegato che «i ministri della comunione devono diventare ministri di comunione». L’incontro, organizzato dall’Ufficio diocesano Liturgia e Ministeri istituiti e dall’Ufficio diocesano della Pastorale della Salute, è stato inserito nel corso di formazione per il rinnovo del mandato dei ministri straordinari della comunione della diocesi.
Don Massimo ha spiegato che «i ministri straordinari della comunione sono chiamati a creare un ponte tra il domicilio e la comunità. I malati nelle loro condizioni di sofferenza vivono una sorta di isolamento domiciliare che li tiene lontani dalla comunità cristiana. Il ministro straordinario della comunione è quindi chiamato a diventare ministro di comunione, perché rende presente la comunità al domicilio del malato. È un ministero importante perché, dati i cambiamenti che ci sono nella sanità, sempre più il tempo della malattia e della sofferenza sarà meno nelle strutture, in ospedale, e più a domicilio».
Rispondendo alle domande, don Massimo ha anche parlato del servizio sanitario nazionale e di cosa è cambiato con la pandemia. «Il covid ha segnato un passaggio di non ritorno – ha detto – perché ha dimostrato tutte le fragilità del servizio sanitario nazionale che, al tempo stesso, però è stato resiliente e ha saputo fronteggiare un’emergenza inaspettata. Ora siamo a un punto di svolta, come prima non possiamo tornare perché il mondo e la società sono cambiati, dobbiamo rileggere le nostre strutture organizzative e ripensarle alla luce di una nuova prossimità ai cittadini e alle persone. Io credo che il servizio sanitario nazionale sia un grande sistema che sicuramente può essere migliorato e ha bisogno di essere ripensato in tutte le sue articolazioni, sia territoriali che rispetto ai ruoli che ognuno svolge all’interno del sistema».
L’Arcivescovo ha ringraziato don Massimo Angelelli per la sua riflessione e ha sottolineato che «i ministri della comunione ricevono il mandato dalla Chiesa, dal vescovo. Non ci si improvvisa ministri della comunione, prima si fa un cammino di formazione. Ognuno deve svolgerlo nella propria parrocchia e chi va nelle case di cura e negli ospedali deve fare prima un’apposita formazione. Niente si improvvisa, serve un cammino di formazione e di crescita».
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